I frutti del vento. Recensione

martedì 23 febbraio 2016
Oggi il cielo sembra parlare d'amore. Buongiorno cari amici lettori, oggi mi rendo conto che nell'aria si respira ancora l'energia della luna piena da poco attraversata. I gatti dormono sul divano, io ho voglia di coccolarmi un po' e tra tisane alle erbe giapponesi e musica rilassante, mi sento proprio bene. Anche questo febbraio sembra ormai correre e se l'inverno prima sembrava non passare mai, oggi i giorni vanno alla velocità della luce.
Oggi voglio parlarvi di un romanzo leggero, un romanzo da leggere il pomeriggio, insieme ad una tazza di the ai frutti rossi.


Titolo: I frutti del vento
Autore: Tracy Chevalier
Editore: Neri Pozza
Pagine: 250
Prezzo: 17,00 € cartaceo

















Ho amato questa autrice grazie al suo romanzo La ragazza con l'orecchino di perla. Lo ammetto non ho mai visto il film in quanto mi è bastata solo la sua scrittura per immaginarmi lì nell'Olanda del Seicento.

Lui è l'uomo degli alberi. 

Lo so, ora questa frase non vi dice assolutamente nulla, ma vedrete finita la recensione vi innamorerete come è successo a me. 

Avete presente quei libri piacevoli che vi lasciano il sorriso sul viso, che ti vien voglia di stringerli.. quei libri che leggereste volentieri sotto l'ombra di un grande albero mentre il sole vi accarezza la pelle? Ecco, questo è un libro del genere.

Chiudete per un attimo gli occhi, immaginatevi lì sotto quell'ombra dell'albero, assaporando una mela rossa come quella di Biancaneve, una mela dolce e succosa.

Ci troviamo nella prima metà del XIX secolo, la vita è difficile, la famiglia Goodenough deve fare i conti con il destino e a volte il destino sa essere crudele. Le litigate tra questa coppia sono sempre le stesse: Lui vuole piantare alberi di mele dolci e buone da mangiare, lei invece vuole solo quelle buone per far il sidro. A quell'epoca si poteva diventare i legittimi proprietari di un pezzo di terra a patto che gli alberi piantati fossero almeno una cinquantina. Per il protagonista sarebbe stato facile se solo la natura non fosse stata in quel periodo così indomabile. 

All'autrice basta un niente per dar vita ad un qualcosa di unico. A fondo libro troviamo l'ispirazione di questo romanzo: il protagonista di un saggio di Michael Pollan, un pioniere dell'ambientalismo. 

E' qui che si vede la maestria, la genialità di quest'autrice. I suoi studi sulla storia, le sue notti in bianco passate a ricercare notizie, tradizioni del vecchio tempo, il muovere gli stessi passi dell'epoca danno la possibilità di creare dettagli particolari e minuziosi.

Il nostro protagonista in questa storia è James. Lui è un uomo complesso. L'autrice pagina dopo pagina ci da segni di lui a volte contrastanti: crudele e amorevole, crudo e commovente, solitario e uomo della famiglia, amante e ossessionato dagli alberi. Ecco perchè lui è l'uomo degli alberi. Gli alberi sono la sua vita, sono i suoi figli. Gli alberi non hanno fretta, gli alberi non hanno tempo, gli alberi hanno tuttavia vita. 

Al contrario, invece, è la moglie di James. Lei è selvaggia, è istintiva, è passionale, è libera, è un'alcolista, è saccente, è isterica, è sola ed è moglie della famiglia, è depressa ed ha bisogno di ritornare a casa. 

Tuttavia Sadie e James sono una famiglia e vuoi per la quotidianità dello stare insieme, vuoi perchè all'epoca far figli era una possibilità in più per avere aiuto nel lavoro, la coppia dà alla luce dieci figli. 

L'autrice con le sue parole ci fa conoscere una realtà anni luce diversa dalla nostra. All'epoca vivere in quella palude non era facile. Ogni anno la malaria uccideva un figlio o un parente, ogni anno bisognava lottare con l'amarezza della vita. 

Basta leggere le prime righe per trovarsi all'interno del romanzo. Come dice Joanne Harris nella copertina è un libro evocativo. La scrittura è evocativa, scorrevole, pulita, ordinata e piacevole. 

La palude nera, quella terra così inospitale e indomabile non fa altro che rendere difficile la vita di James. I figli crescono e come uno specchio da poco infranto, ogni pezzo si allontana e si nasconde per non essere trovato.

Il libro possiamo dire che  si divide in più parti: nella prima parte troviamo le avventure nella Palude, troviamo la determinazione dell'uomo e la paura della donna, troviamo i figli e ci affezioniamo alle loro personalità, troviamo la commozione e la disperazione, troviamo la voglia di andare avanti e troviamo quanto sia difficile muoverci in quel fango. Nella seconda parte troviamo l'America, i figli già grandi e i loro viaggi e le loro fughe. Troviamo L'America, le lettere, la California e la Palude stessa. Troviamo il figlio Robert che segue le orme del padre e decide di piantare anche lui degli alberi quando ne ha possibilità, troviamo l'amore e la speranza. 

Mi sono letteralmente innamorata di ogni aspetto contenuto in questo libro, di ogni tema, ogni situazione, ogni personaggio. E' una storia piacevole e dura al tempo stesso, è una storia sprezzante e commovente, è una storia che l'autrice crea e noi lettori crediamo vera.

E' un libro rosso come il sangue, rosso come le mele, rosso come la vita, è un libro che si legge a perdifiato. E' un libro che dà la forza, che ti fa venir la voglia di lottare e di sperare, di guardare al di là dell'orizzonte cercando la luna.

Dov'è? E' andata a guardare gli alberi.

Un libro che ha sapore, un libro che consiglio a chi tra le pagine ha voglia di sognare. Un libro che sà di buono e di frutti, un libro che sà di fiori e voglia di amore.

























2 commenti on "I frutti del vento. Recensione "

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