L'anno che è passato, di Amanda Reynolds - Recensione -

mercoledì 6 settembre 2017
La luce è spenta e l'oscurità avvolgente, ma c'è qualcosa che ancora non va: è come se avessimo rotto qualcosa e, pur dicendoci che riusciremo a rimetterne insieme i pezzi, fosse già troppo tardi. 
L'anno che è passato è il romanzo di esordio di Amanda Reynolds, edito da Corbaccio.  Un libro intrigante e misterioso, tragico e crudo, un libro drammatico e dal fiato corto. 


l'anno che è passato

Amanda Reynolds 


Editore: Corbaccio
Prezzo: 16,90€
Pagine: 324

Trama: Quando Jo si risveglia in fondo alle scale di casa e vede suo marito chino su di lei, non ha memoria di quel che è successo. Per fortuna non si è fatta nulla di grave, ma la caduta le ha provocato un’amnesia che copre gli ultimi dodici mesi. Jo comincia con fatica a mettere insieme i tasselli della propria vita, ma i ricordi sono confusi e il marito e i figli non sono di aiuto. Tutti sembrano volerle nascondere qualcosa. E in effetti, a mano a mano che Jo si riappropria di brandelli del suo passato recente, quel che vede la sorprende, la inquieta, la disturba, perché non collima con l’immagine serena di una donna appagata dalla vita famigliare, con un marito affettuoso, due figli ormai grandi e responsabili, una bella villa in campagna. Cosa è successo durante l’ultimo anno? Perché dai recessi della sua memoria emergono volti sconosciuti, situazioni inconsuete, sensazioni di pericolo incombente? Perché si sente così sospettosa di tutti, degli amici, dei figli, del marito… persino di se stessa? Nel romanzo d’esordio L’anno che è passato, Amanda Reynolds mette la sua scrittura raffinata e incalzante al servizio di una protagonista costretta dagli eventi a svelare l’orrore che può nascondersi dietro la facciata di una vita «normale».

Ci sono incidenti che cambiano la vita, ci sono incidenti che lasciano il segno, che diventano cicatrici e traumi che spesso si fa fatica a dimenticare e ci sono trecentosessantacinque giorni che formano un anno. In questi trecentosessantacinque giorni, il nostro essere si forma ogni attimo, ogni secondo. Il nostro anno diviene ogni giorno ricco di esperienze, negative e positive che siano, il nostro anno diviene consapevolezza e ricordo. Ma cosa succede quando i nostri ricordi, ogni ricordo dei trecentosessantacinque giorni viene perso con un incidente? La nostra protagonista Jo, non ha più ricordi dell'anno passato, un incidente le ha portato via tutto per via di un amnesia.

Jo è una donna di cinquantacinque anni, con una casa, un marito, due figli già grandi, un maschio e una femmina con la testa sulle spalle, ma Jo non ricorda l'ultimo anno vissuto; giorno dopo giorno ha piccoli flashback che la riportano indietro, ma per il resto tutto è completamente vuoto. Jo è una tabula rasa, dove giorno dopo giorno emerge la sua confusione e le sue paure su quello che lei è veramente. E' stata una moglie amata? Ha amato suo marito e i suoi figli? Quali sono stati i suoi errori se li ha fatti? Ed è davvero tutto come sembra? 

Sin dalla prima pagina l'autrice ci porta dinanzi a Jo, senza troppi giri di parole, veniamo subito a conoscenza di quello che sta passando. La nostra protagonista, all'apparenza dura come la roccia, si risveglia in ospedale, con lei marito e medico cercano di spiegarle quello che è successo. Jo ha perso temporaneamente la memoria, il suo cervello ha perso i ricordi dell'ultimo anno e il modo in cui l'autrice ci racconta tutto questo è così evocativo, che sembra di trovarsi dinanzi ad uno specchio, ci troviamo a leggere quasi di noi stessi; Jo entra direttamente nel nostro animo, diventando noi stessi lei. 

Sono rari quei thriller psicologici che, in poche pagine, riescono a travolgerti con più emozioni possibili e sono rari, forse rarissimi quei thriller psicologici che già dall'inizio pagina ti portano a sentirti nella vicenda e a cercare un modo per respirare, arrivando quasi di corsa all'ultima pagina. L'anno che è passato è esattamente uno di quei thriller rari, rarissimi. Con la sua scrittura evocativa ed intensa, entriamo in una realtà che, se pur di fantasia, sembra essere accanto alla nostra porta o essere la nostra stessa porta. Pagina dopo pagina niente è come sembra, i flashback della nostra protagonista sembrano darci la certezza di un colpevole, per poi qualche pagina dopo ricredersi e credere davvero che il tutto sia frutto di un incidente. L'autrice gioca con noi, entra nelle nostre menti creando illusioni e ci porta a credere a tutto e a niente. 

Il romanzo, suddiviso in azioni e riflessioni quotidiane del presente e punti luce di flashback, si snoda con la voce di Jo protagonista e con una famiglia che sembra nascondere ogni giorno dei segreti. Jo combatte con il bisogno di sapere la verità, il bisogno di capire cosa sia sbagliato in lei o negli altri. Gli altri che l'autrice ci presenta non sono pezzi di un contorno o personaggi secondari, ma divengono nei modi e nei dettagli, protagonisti anch'essi, creando un quadro unico ed irripetibile.

Il disegno che il quadro mostra, continua a nascondere l'immagine con punti di buio e tagli profondi: il marito che dovrebbe aiutarla a ricordare passo dopo passo, sembra nascondere invece il suo passato e i suoi figli sono sempre più lontani, quasi come se tra lei e loro ci sia un muro immenso fatto di silenzi e incomprensioni. 

Ho solo bisogno di riposare, di guarire. C'è lui al mio fianco, e si prenderà cura di me. Solo io e lui. Andrà tutto bene 
Come in una matassa piena di nodi, capitolo dopo capitolo, Jo tende tutti i fili cercando quello che uno dopo l'altro scioglierà ogni cosa. La storia, narrata dalla nostra stessa Jo, cerca la verità in una nebbia sempre più fitta e ricca di mostri nascosti in visi familiari.

L'anno che è passato ha un ritmo incalzante pagina dopo pagina, ha l'adrenalina che corre come un fiume in piena e travolge con tutte le emozioni che più possono turbarci.

In questo romanzo niente è come sembra e l'autrice rimescola le carte in gioco fino a farci sentire il bisogno di divorare il libro per arrivare all'ultima pagina e capire quale sia la verità. Un romanzo d'esordio unico, prepotente, un romanzo dove l'inchiostro entra nella pelle e si scava un posto dritto fino in fondo. Un romanzo che non si dimentica facilmente, un romanzo che diventa in assoluto il mio libro preferito! 
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