Blogtour Le lame scarlatte: Musica&Parole

lunedì 18 settembre 2017
L’equilibrio è stato infranto. I pezzi sono sulla scacchiera. Il gioco del potere è cominciato… e reclamerà sangue.

LE LAME SCARLATTE

Rob Himmel


Editore: Dark Zone Edizioni 
Prezzo: 14,90€
Pagine: 355
Genere: Fantasy

Trama: Quando Lynx, il più celebre assassino di Ganderia, fa ritorno nella capitale dopo dieci anni di assenza, gli equilibri di potere vengono infranti. Le otto organizzazioni che gestiscono nell’ombra la vita della città abbandonano il loro torpore e ricominciano a tessere intrighi. Re Nuldest è disposto a qualunque cosa pur di scoprire perché, dopo tutto questo tempo, l’uomo sia ricomparso in città e non esita a mobilitare l’Ordine. Ed Eel non esiterà a rincorrere il suo sogno: divenire il miglior assassino della storia, facendosi un nome sulla pelle di Lynx… Persino Regina è pronta a calare le sue carte. Il gioco degli intrighi è cominciato. Chi trionferà?

ENTRIAMO NELLA TAPPA: 


«Ser Brandastor, se re Nuldest dovesse mobilitarsi contro la Congrega, sappiate che non dormirà mai più tranquillo la notte», l’uomo continuò a parlare scendendo gli scalini di legno. «Noi siamo tanti e siamo ovunque. Ci disperderemo all’inizio, ma poi ciascuno di voi dovrà guardarsi le spalle. Dovrà camminare sulla punta dei piedi, mentre girerà per le strade della città. Dovrà tenersi lontano dai vicoli e da ogni angolo buio. Dovrà triplicare la sicurezza, quintuplicare le spese. Dovrà rinunciare alle amanti, alle scappatelle nel Padiglione del Miele e in ogni altra casa di piacere», finite le scale si diresse verso Bear. «Oh Ser Brandastor, credetemi quando vi dico che ciascuno di voi non potrà più sussurrare nell’orecchio di un altro. Non avrete più alcun posto dove tramare, nessuno in cui nascondervi. Sempre allerta, sempre sotto pressione. Finita la pacchia, finiti gli intrighi. Finito l’ozio sul sudore e sul sangue di gente come noi o su quello dei poveracci. Il re può anche inviare il suo esercito, con tutti i suoi cavalieri, i suoi templari e i suoi guardiani. Ma poi, uno a uno, lentamente e inesorabilmente, vi uccideremo. Nei momenti in cui vi sentirete più al sicuro. Nei luoghi più impensabili. Nei modi peggiori. Possiamo raggiungervi ovunque e in qualunque momento. Non siamo soldati, non siamo templari, né cavalieri, né maghi. Noi siamo assassini. È bene che re Nuldest lo rammenti prima di scagliarsi contro di noi. Perché le notti riecheggeranno di grida. Le strade saranno ricoperte da fiumi di sangue. La capitale di Ganderia diverrà il cimitero più grande del mondo. In cui si conteranno più morti che monete.»


Lei era tutto ciò di buono gli fosse rimasto nella vita. La parte più bella, gioiosa. Lei lo completava come nient’altro. Lei lo capiva anche se lui non parlava. Lei sapeva quello che provava anche se non era capace di esternarlo. Mill lo accettava per quello che era, nei pregi e nei difetti. Lo amava davvero, profondamente. Lui era freddo, calcolatore e spietato. Lei era emotiva, istintiva e dolce. L’eloquenza dei suoi occhi era disarmante, il tocco delle sue labbra ottenebrante. Lei era diventato tutto, il suo tutto. Lei era parte di lui, la metà migliore. 



Senza dare il tempo di capire cosa fosse successo, Bear estrasse l’arma e si lanciò sul secondo intruso. Gli fu addosso con tutta la sforza, sbattendolo alla parete opposta, poi lo colpì all’addome. L’inquisitore si dimenò sotto la stretta dell’orso, ma non riuscì a sfuggire. La presa sulla spada s’indebolì, infine scivolò a terra. Dopo aver sistemato il secondo aggressore, si girò per fronteggiare gli altri. Li aveva già sentiti entrare, erano dietro di lui e lo spazio cominciava a ridursi nella stanza. Era il suo vantaggio, ma poteva diventare l’opposto se metteva i piedi in un punto sbagliato. «Possiamo evitare tutto questo», suggerì Ser Ygab da oltre la porta, «non opporre resistenza, almeno non soffrirai. Non verrai torturato.» Bear grugnì. «Se devo morire, mi porterò più gente possibile!» L’omone tentò un attacco, ma l’inquisitore bersagliato si mosse più agilmente di quanto si aspettasse. Il suo compagno ne approfittò per portare un fendente sul braccio del sicario. Bear guardò la ferita. Sentiva il sangue bagnargli la manica della camicia per poi incollarsi sulla pelle. Non era nulla di che, ma comprese di dover stare attento. Non erano soldati comuni. I primi due li aveva fatti fuori facilmente grazie all’elemento sorpresa, i restanti sarebbero stati un’altra storia.


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