Ti racconto una storia vera: Beatrice Cenci, la bambina mai salvata

lunedì 20 aprile 2020
Quella che vi sto per raccontare non è una storia con un lieto fine, anzi mostra quanto l'uomo può essere un mostro, ma in qualche modo forse parlandone Beatrice Cenci, la bambina mai salvata, avrà modo di avere un po' di pace.
Si dice che questo sia il ritratto di Guido Reni creato per Beatrice Cenci, la bambina mai salvata
Beatrice nasce a Roma nel 1577 da una famiglia nobile, figlia del conte Francesco Cenci e della donna Ersilia Santacroce.
Beatrice era la sorella più piccola di due fratelli più grandi e fu da sempre quella più fragile. 
Il padre era un uomo ricco solo economicamente, perché in realtà era un uomo violento, pedofilo e stupratore.
Venne accusato molte volte per stupro e sodomia e la sua fama si conosceva per tutta Roma, ma riuscì sempre a cavarsela pagando profumatamente la corte e corrompendone il tribunale. 
Abusava e odiava i suoi figli maschi e li vedeva solo come nemici del suo potere e deturpatori di quelle che erano le sue terre, mentre Beatrice era divenuta sin da giovanissima la sua amante. 
Il padre abusava violentemente della figlia, anche davanti agli occhi della stessa madre che inerme rimaneva muta davanti alla scena. 
L'uomo giustificava il suo comportamento affermando che solo così dal rapporto con la sua bellissima bambina, avrebbe potuto dare alla luce un santo. 
La madre Ersilia morì per malattia quando Beatrice aveva compiuto da poco sette anni. 
Beatrice, presa dalla disperazione, decise di scrivere una lettera al papa Clemente VIII per cercare aiuto, ma la lettera arrivò nelle mani del padre che infastidito dalla richiesta di quella figlia che non capiva il suo altruismo per farle dare alla luce un santo, la rinchiuse forzatamente in una fortezza.

Il conte Francesco risposatosi con Lucrezia, nobildonna anch'essa, decise di trasferirsi vicino alla fortezza dove aveva rinchiuso Beatrice per riuscire continuamente ad abusare di lei verbalmente e fisicamente. La matrigna, impietosita da Beatrice e da ciò che quel mostro le stava facendo, decise di aiutarla insieme ai suoi fratelli ad uccidere quell'uomo che violento aveva distrutto la vita di tutti.
All'inizio le due donne tentarono di corrompere due banditi in modo da far sembrare la morte un incidente per rapina, ma la corruzione fallì poco dopo. 
Solo più tardi Beatrice insieme alla matrigna Lucrezia, riuscirono a corrompere due vassalli di cui uno, quello più grande che aveva l'età del padre, perdutamente innamorato di Beatrice. 
Nel 1598 mentre il padre era di nuovo alla fortezza, Beatrice lo drogò di oppio e attese l'aiuto della matrigna e i due vassalli per ucciderlo.
Il conte Francesco venne ucciso piantandogli un chiodo per occhio e uno al centro della gola e il suo corpo venne gettato da un balcone di legno della fortezza, in modo da far credere che fosse in realtà solo un incidente.
Due mesi dopo, la morte del conte Francesco venne indagata da un suo caro amico monsignore per via di alcune malelingue che accusavano la morte non per incidente, ma per via della famiglia.
Dopo che Beatrice, Lucrezia e il fratello vennero torturati e lasciati penzoloni per giorni legati ad una corda, Beatrice fu l'ultima a confessare e condannata per parricidio. 

Durante il processo il popolo romano rimase fedele a Beatrice e rimase in ascolto della sua toccante confessione, ma il papa Clemente VIII arricchito dall'idea di avere totalmente i possedimenti del conte Francesco, aveva bisogno di eliminare tutti gli eredi e decise di dare una punizione esemplare a tutti. 

«Quando io mi rifiutavo, lui mi riempiva di colpi. Mi diceva che quando un padre conosce carnalmente la propria figlia, i bambini che nascono sono dei santi, e che tutti i santi più grandi sono nati in questo modo, cioè che il loro nonno è stato il loro padre. A volte mi conduceva nel letto di mia madre, perché lei vedesse alla luce della lampada quello che mi faceva».

Papa Clemente VIII ordinò per Beatrice la pena capitale, non ascoltando il popolo romano che in suo favore ne chiedeva la libertà o al massimo sei ore di cella.
Dato che la decisione spettava al papa fu condannata a morte per decapitazione. 

«Nessun giudice potrà restituirmi l’anima. La mia unica colpa è di essere nata! Io sono come morta e la mia anima non riesce a liberarsi. Non voglio morire... Chi mi potrà garantire che laggiù non ritroverò mio padre!»

L'11 Settembre del 1599 ebbe luogo l'esecuzione davanti a Castel Sant'Angelo. 
La prima decapitata fu la matrigna Lucrezia con un colpo secco e preciso. Il fratello Giacomo venne immobilizzato con ferri roventi sul petto e squartato vivo. 
Quando toccò a Beatrice il palco cadde creando tensioni e vittime; tuttavia l'esecuzione non venne annullata  e quando il boia la invitò di nuovo a poggiare la testa sul ceppo, Beatrice rimase in silenzio aspettando il colpo della lama che fu preciso e netto. Il boia raccolse la testa di Beatrice facendola vedere all'ultimo fratello rimasto che fu graziato e condotto a monastero. 

Si dice che Beatrice prima di morire divenne graziata divenendo strega e uccidendo pochi giorni dopo il boia instillando nella sua mente sensi di colpa e il bisogno di espiare la sua colpa con il suicidio. L'aiutante del boia fu accoltellato a morte.

Si dice che a Castel Sant'Angelo giri ancora il fantasma di Beatrice Cenci disperata con la testa tra le mani e che ogni 11 Settembre si possa vedere la sua figura sul ponte Sant'Angelo.

Per approfondire ti consiglio
il capitoletto sulla famiglia Cenci 
di Delitti e Luoghi di Roma Criminale, di Mario Caprara


4 commenti on "Ti racconto una storia vera: Beatrice Cenci, la bambina mai salvata "
  1. Complimenti per il tuo blog! Ti seguo!

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  2. Ho letto tutto d'un fiato; davvero... la cattiveria umana può arrivare davvero lontano purtroppo. Se non fosse che all'inizio dell'articolo ci avevi anticipato che la storia finiva male, ecco... ad un certo punto di avrei anche creduto che si salvava, la nostra Beatrice!
    Ed invece no, anche a causa di un'istituzione papale che di clemente ha ben poco...

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    1. Esatto, ho preferito scrivere sin dall'inizio che la storia non aveva un lieto fine per preparare a comprendere che la vita di Beatrice sarebbe stata amara fino alla fine. Purtroppo Papa Clemente e la chiesa era famosa per la sua ingordigia nei confronti delle ricchezze

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