Death is not the worst, Julia Sienna: cannibalismo rituale, quando l'uomo divorava un altro uomo

venerdì 8 ottobre 2021

DEATH IS NOT THE 

WORST 


Julia Sienna


Trama: Norwich, Mississippi. La prestigiosa cittadina universitaria si sta preparando ad affrontare un nuovo anno accademico, incurante della scia di macabri omicidi e sparizioni che sta affliggendo il Sud degli Stati Uniti. Catherine O'Bryan, giovane studentessa della Ole Lady, si imbatte nello spavaldo Tristan, unico erede dell'antica famiglia Averhart, che dimostra da subito interesse per lei, tanto da infrangere ogni regola e divieto si fosse imposto pur di farsi notare. Oltre il sorriso sprezzante del ragazzo, però, si celano ferite molto più profonde di quelle che la sua pelle mostra con fin troppa assiduità. Nel suo sangue si nasconde l'ira di un predatore, una maledizione che nessun Averhart può sciogliere, nemmeno dopo secoli di sofferenza e molte vite spese in tributo. Fiamme nella notte, riti sciamanici, cannibalismo, corpi che bruciano occultando agli Umani uno dei più grandi segreti della Storia, ma questa è solo routine per gli Averhart e gli altri Cacciatori. Il nemico li attende nell'ombra, pronto a ucciderli non appena abbasseranno la guardia. Solo la Morte potrà placare la sua terribile Vendetta.


“Uno che faceva un censimento, una volta, tentò di interrogarmi. Mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti.” 

Con questa citazione, Hannibal Lecter ne Il silenzio degli innocenti, buca lo schermo e lascia allo spettatore l'assoluta freddezza e il taglio delirante e struggente dell'atto in sé: il cannibalismo tra esseri umani. 

Anche ne Il vuoto di Yamauba il lettore si ritrova davanti a scene crude, dove la protagonista diviene una cannibale praticandone l’atto. 
Visto da sempre come un qualcosa di abominevole, in realtà l’antropofagia è stata sin dai tempi antichi, parte dell’essere umano, suddividendola in due forme: 

- Cannibalismo alimentare: il bisogno del nutrimento soprattutto in episodi estremi 

- Cannibalismo rituale: atto pratico a scopo religioso ed esoterico 

Sembra assurdo e spaventoso che nella religione di un essere umano ci sia l’avvento di una pratica così brutale; tuttavia, la macellazione, la rimozione della carne, l’uso delle ossa, venivano utilizzate per celebrazioni sugli antichi spiriti e scacciare la morte, signora altrettanto spaventosa e oscura. 

Una presunta forma di cannibalismo rituale è possibile ancora trovarla nei villaggi dell’Africa Nera durante i riti funebri e nel bisogno di esorcizzare gli spiriti dei nemici. 
Alcune testimonianze riportano le voci che, ad esempio, aprire la scatola cranica e divorare il cervello di un guerriero nemico, possa placare la sua vendetta sul villaggio. 

Alcune documentazioni scientifiche riportano testimonianze degli uomini leopardo che, verso la metà del XX secolo, uccisero numerosi visitatori e turisti dell’Africa occidentale mangiandoli per rafforzarne la fedeltà alla setta. Nella tradizione asiatica e cinese, l’antropofagia veniva praticata in quanto a determinate parti del corpo umano erano attribuite diverse proprietà curative. In India è a tutt’oggi praticato dalla setta indù degli Agori che consumano le carni dei cadaveri abbandonati sulle acque del fiume Gange nella credenza di ritardare l’avanzare della vecchiaia. 

Ma torniamo al nostro romanzo, perché Julia Sienna inserisce il cannibalismo all’interno? 

Se devo trovare un colpevole che mi ha avvicinato al tema dell’antropofagia, e in particolare del cannibalismo nella sua versione rituale, è senza dubbio stato l’esame di antropologia che ho dovuto sostenere all’Università, ormai anni or sono. Sangue e carne sono da sempre elementi immancabili all’interno della ritualistica magica e cerimoniale di tantissime culture sparse per il globo, ma lo studio di alcune popolazioni dedite alla pratica del cannibalismo - per “assumere” le qualità fisiche o spirituali dell’avversario - sono state l’elemento scatenante del “what if” che mi ha portato a elaborare certi sviluppi narrativi nel corso del romanzo. 

E se si potesse sul serio assumere e tramandare una qualità o doti altrui tramite l’ingestione di materiale organico? E, soprattutto, come potrebbe questa pratica quasi magica trovare una spiegazione scientifica? 

Queste sono state le domande a cui ho cercato di rispondere attraverso la narrazione, la prima creando un sistema ritualistico credibile per i Cacciatori; la seconda, addentrandomi nella fanta-genetica per ricercare una spiegazione che rendesse tutto se non plausibile, almeno verisimile. Per incontrare questa parentesi più scientifica, però, bisognerà aspettare la seconda parte della storia dove moltissimi degli interrogativi magico-scientifici troveranno risoluzione (e spiegazione). Comunque, ora avrete di sicuro un’idea più chiara del perché io abbia scelto “Inheritance” come sottotitolo. 

Per quanto riguarda l’antropofagia, analizzata dal punto di vista dei Predatori, l’ispirazione proviene direttamente dalle paure ancestrali dell’Uomo. Qual è la paura primigenia dell’essere umano e di ogni animale senziente? Con ogni probabilità essere sbranato da qualcuno di più forte e pericoloso. Un predatore, appunto. E cosa c’è di più spaventoso di un possibile divoratore indistinguibile da un amico?
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