L'arte sconosciuta del volo, Enrico Fovanna - Recensione -

mercoledì 1 aprile 2020

L'arte sconosciuta del volo 

Enrico Fovanna

Prezzo: 18,00
Pagine: 348
Editore: Giunti Editore

Trama: Premosello, Piemonte settentrionale, 1969. È il primo novembre, vigilia del giorno dei morti, e una scoperta agghiacciante sta per risvegliare l’orrore in paese, sconvolgendo l’infanzia di Tobia. Su una strada di campagna, vicino al ruscello, è stato rinvenuto il corpo di un suo compagno di scuola. A pochi mesi di distanza dal ritrovamento del cadavere di un’altra ragazzina. In paese si diffonde il terrore: ormai è evidente che per le campagne si aggira un mostro, un mostro che uccide i bambini. Tobia è afflitto dal senso di colpa e dalla vergogna, perché con quel ragazzo aveva fatto a botte proprio il giorno della sua scomparsa, desiderando davvero di liberarsi di lui. Adesso è difficile tornare alla vita di prima, all’amore innocente ed esaltante per Carolina, ai giochi spensierati con padre Camillo e con Lupo, il matto del paese. Soprattutto quando i sospetti dei paesani si concentrano su una persona molto vicina a Tobia, sulla cui innocenza lui non ha alcun dubbio. Quarant’anni dopo, Tobia vive a Milano e fa il medico legale. Demotivato dal lavoro e lasciato dalla moglie per l’impossibilità di avere un figlio, sta vivendo uno dei momenti più bui della sua vita. Sarà una telefonata di Ettore, il suo vecchio compagno di scuola, a convincerlo a tornare dopo tanti anni nei luoghi dell’infanzia, per il funerale di Lupo. E questo inatteso ritorno cambierà la rilettura del suo passato… Un romanzo intenso e toccante, in cui grazie all’amore un adulto sconfigge i fantasmi dell’infanzia.

Torna nel mondo della scrittura Enrico Fovanna e questa volta ci racconta una storia nuova pubblicata da Giunti Editore.
La scrittura dell'autore ha uno stile solido e particolare dove il lettore si immerge totalmente in un giallo controverso, ma che allo stesso tempo riesce a portare l'animo e la curiosità del lettore stesso in un giro sulle montagne russe.

L'autore ci porta a conoscere il passato di Tobia e tutto ciò che riguarda la sua vita fino a portare il lettore a immaginarsi nel protagonista stesso.

La vita di Tobia, di un ragazzino che sta vivendo le prime esperienze, viene sconvolta da un grave e orribile evento che percuote il paesino trascinandolo in un abisso profondo e buio: un mostro che uccide i bambini. 

Nonostante la vita di un ragazzino possa sembrare quasi banale, la scrittura di Enrico Fovanna invece risulta intensa e suggestiva pronta a raccontare al lettore ogni elemento possibile e facendo vivere la stessa esperienza dei personaggi grazie all'utilizzo della prima persona.

La giovinezza, il primo amore, l'innocenza diventano versi lontani quando Enrico Fovanna trasporta il lettore anni dopo, in un futuro che diviene il presente; Tobia è ormai adulto, i tratti di quel ragazzino così ingenuo sembrano ormai dimenticati, ma in un momento tutto ricomincia daccapo.

Il passato e il presente sembrano viaggiare veloci su due binari paralleli dove l'uno non si incrocia mai con l'altro se non in un leggero passaggio di eventi e, questa continua corsa alla stessa velocità, sembra far storcere il naso al lettore non ancora abituato a questo salto così lungo, a questa chiusura che sembra tagliata.

L'arte sconosciuta del volo sembra divenire un testo sperimentale dove il passato è l'elemento scatenante per far riflettere la parte più intima di sé, per sconfiggere quei fantasmi che in qualche modo hanno segnato la vita del protagonista.
Se pur catalogato nel genere giallo, il romanzo incentra i suoi punti di forza nelle emozioni dei personaggi, sia principali che secondari, dove con uno stile scorrevole il lettore ne rimane comunque incuriosito da cotanta forza.

L'azione che si aspetta in un giallo, la ricerca di un mostro che uccide i bambini viene distrutta da uno stile narrativo che avvolge completamente il lettore in domande profonde e intime.

L'arte sconosciuta del volo dovrebbe essere indicato come romanzo di formazione per le riflessioni che giungono arrivati alla parola fine.


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