Il serpente di fuoco. Recensione.

martedì 17 gennaio 2017
In realtà mi fa strano e ne sono comunque conscia, che questa è la mia prima recensione del 2017. Sarà che dopo l'incubo in cui ho vissuto e da cui sto cercando di riemergere, la mia vita mi è sembrata messa in un oblio, ferma in una clessidra vuota ad attendere che la mia anima riuscisse di nuovo a respirare. E' come se la me stessa volesse riprendere ancora i passi del 2016, quindi continuare con le recensioni e tutto il resto. Invece è passato un altro anno, si dice che anno nuovo, vita nuova; quindi consapevole del cambiamento facciamoci spazio e diamo avvento allora alla prima recensione. Il posto della prima recensione va a Il serpente di fuoco, un fantasy scritto da scrittori italiani e che si legge molto volentieri. Continuate a leggere in quanto l'entrata è il deserto e la sua sabbia.

Titolo: Il Serpente di Fuoco
Autore: Sara Bosi - Massimiliano Prandini
Editore: Delos Books
Pagine: 166
Prezzo: 12,00€













Certe volte le cose non cambiano. Ed in questo caso non posso cambiare l'inizio della recensione con la valutazione della copertina; premesso che, un libro non si giudica solo dalla copertina, ma dal suo contenuto, devo dire che al contrario letto il contenuto interno, avrei preferito una copertina più accattivante rispetto ai passi nel deserto ed il contorno di un serpente che sembra uno stencil di un tatuatore poco professionale. Abbiamo un fantasy autoconclusivo, molto ricco e la copertina viene quasi tralasciata, quasi chiusa frettolosamente. Non so, avrei preferito forse l'ombra del libro del viaggiatore di cui spesso ne leggiamo i passi, o forse un serpente più accattivante (e non un suo stencil) o semplicemente gli occhi del cattivo o la stessa città del sole nata dal sangue. Invito gli autori davvero a riflettere su qualche modifica, è un peccato tralasciare qualcosa di così bello che merita meglio.

Premesso questo, arriviamo alla parte che mi piace di più: il contenuto. Il serpente di fuoco è un fantasy che non arriva nemmeno a duecento pagine, eppure è stato come leggere uno di quei mattoni di altri tempi. Sono rimasta seduta sul divano a contemplare l'eleganza della scrittura e a maledirne il font troppo piccolo (forse per risparmiare pagine?). Lettori talpi come me, attenzione, perché spesso ne farete fatica. Comunque, è un fantasy di altri tempi, che può essere definito uno di quei fantasy classici che scorre velocemente tra l'immaginazione dei personaggi e il voler conoscerne la storia.

Già dalla prima pagina partiamo con una sorta di leggenda, e ammetto che qui mi sono entusiasmata tantissimo; il fatto che gli autori siano riusciti a creare una storia nella storia, una mitologia, porta quasi a credere che tutto ciò che ci sia scritto in questo libro sia effettivamente reale. 

... ed è scritto che per mille anni la Città del
Sole sorgerà nel luogo indicato dall'Agnello,
fino al disseccarsi della sorgente.
Allora sarà designato un nuovo Agnello e il
Vul Dulak verrà vestito con la pelle del Serpente di
Fuoco e i due verranno mandati nel deserto, legati l'uno
all'altro.
L'Agnello indicherà il luogo della nuova Città del Sole
e il Vul Dulak ne reciderà la vita affinché dal suo sangue
sgorghi una nuova sorgente.
Ma Ben peggiore sarà il destino del Vul Dulak. Per
quaranta giorni egli sarà tenuto prigioniero in una gabbia,
esposto alla furia di Vebrah nonché all'odio e al
disprezzo degli uomini, poi sarà sepolto sotto il Palazzo del
Sole per sostenere la fonte cui l'Agnello ha dato vita.
... ed è scritto che la stirpe dei re doni il suo sangue
per la rinascita di Città del Sole.
Dal Libro del Rinnovamento

Dopo questa leggenda che ci intriga fino alla sua scoperta, nelle pagine successive troviamo... la fine del romanzo. E' lì, gli autori ci hanno piazzato la scena finale in un modo così violento e crudo che ci sentiremo quasi storcere il naso, ma saranno le righe successive a farci capire che, questa sorta di flashback che nasce, in realtà faccia solo più che bene. Lo ammetto, in questi anni l'ho detto davvero poche volte, ma che un libro sia bello nonostante nasca dalla fine è davvero indice di un capolavoro, di un qualcosa che può avere successo.

Il sangue chiama sangue, ed è il sangue della principessa che ne crea l'inizio. I personaggi principali sono Amber e Dammar in cui ne seguiamo le vicende capitolo dopo capitolo. Il dramma che si completa dietro questi due personaggi, fa si che la storia si sviluppi con il sacrificio della principessa, consapevole di ciò, e di Dammar antagonista e coprotagonista, pronto a sacrificare e sacrificarsi per il popolo.

La storia nella storia che viene raccontata dai libri del Ramingo ci porta a conoscere parti che con i due personaggi non avremmo. Egli infatti ci porta a conoscere la mitologia del popolo, l'evocazione delle ambientazioni principali e il modo di vivere degli stessi abitanti. E' una sorta di passato che rientra nella storia, una finestra che ci indica la via. Attraversiamo quindi il deserto con lo stesso Ramingo che, fino alla fine, non smette di raccontarci.

Come struttura del libro mi è piaciuta la suddivisione in capitoli, parlandoci di un personaggio ciascuno, facendoci conoscere il loro lato psicologico e umano. Avrei preferito forse un lato psicologico in più, un qualcosa di non so che più complesso, per farli sentire ancora più vivi e non solo su carta.

L'ambientazione è comunque ricca ed è difficile da sviluppare, in quanto si basa principalmente in un terreno arido e polveroso come il deserto. Per la maggior parte dei fantasy siamo abituati a dame e cavalieri, a folletti in ricche foreste, mentre qui sentiamo i granelli di sabbia sotto i piedi e l'arsura del sole.

La rinascita di Città del Sole è qualcosa di potente, accattivante, il sangue del sacrificio fa si che la nostra attenzione non cali mai e che per sopravvivere si debba lottare in maniera diversa a ciò che siamo abituati. Bella anche l'ambientazione passata che ci descrive questo regno e il suo popolo, l'immaginazione e la scrittura degli autori fanno si che i loro passi diventino i nostri portandoci esattamente in quel regno.

E' una continua corsa tra passato e presente e noi ne siamo passivamente gli spettatori. Dammar è tragico, se all'inizio può sembrare quel guerriero, quel ricercatore nato bastardo, in realtà nei suoi occhi e nella sua anima si è sviluppata la tragedia, il dramma. Ogni azione crea una conseguenza. E Dammar questa frase sembra essersela tatuata.

Amber è un misto tra coraggio, rassegnazione, forza e voglia di andare avanti, un misto tra consapevolezza e bisogno di vivere, tra ribellione e passività.

Mi ha lasciato attonita invece la figura del serpente, premesso che amo profondamente il serpente come animale, avrei comunque preferito qualche scena in più, e non una sua azione solo in poche pagine.

Il finale. Su queste poche pagine dell'ultimo capitolo ci sarebbe da scrivere un'altra intera recensione. Il finale è qualcosa che mi ha lasciato sospesa a metà. Da una parte non so se maledire gli autori per avermi imbrogliata, limando ogni mia certezza che si era creata, mentre dall'altra congratularmi con tanto di cappello. Ovviamente non vi spoilerò, non vi dirò nulla che vi toglierà il gusto di leggerlo, ma credetemi questo finale vi lascia a cazzo, con la bocca aperta, senza fiato, girando l'ultima pagina e pregando che in realtà questo fantasy non finisca, che in realtà quel finale sia solo un incubo e che Amber e Dammar non ci abbiano davvero lasciati.  - Autori burattinai - 

E' inutile, questo fantasy mi è piaciuto e non sarò di certo io a bocciarlo ( e non credo che verrà mai fatto da qualcun altro). Particolare, fiammeggiante, luminoso. Un fantasy tutto italiano e finalmente come si deve! Ha ovviamente miglioramenti da fare, ma così è comunque un capolavoro da leggere.

Nota negativa: finisce subito in poche ore. Ho bisogno di più. Datemi almeno cinquecento pagine.






1 commento on "Il serpente di fuoco. Recensione. "
  1. Ci troviamo d'accordo! Io lo ho appena recensito e in molte cose mi trovo d'accordo con te. Soltanto ci ho messo un po' ad abituarmi al tempo presente che, non so perché, mi fa sempre un po' strano!
    ps.: ma a te non sembrava scritto davveeeeero minuscolo? xD

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