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Chiaroscuro, Tosca Brizio - Recensione -

venerdì 29 dicembre 2017
Lui non è un veggente, non è un profeta e non è un sensitivo, ma qualche volta nella vita quotidiana gli capita di cogliere, al di là della realtà, ciò che gli altri non riescono a vedere. 

Chiaroscuro si legge velocemente, è uno di quei romanzi che dopo un'ora si è già finito, ma che si apprezza ad ogni pagina.


chiaroscuro

Tosca Brizio 


Editore: Golem Edizioni 
Prezzo: 14,00€
Pagine: 143

Trama: Legato a una cordicella, si è messo al collo il Khepri, lo scarabeo egizio che Matteo gli ha regalato. Lo rigira nella mano, lo osserva e ha una sensazione strana, come se l'oggetto volesse suggerirgli qualcosa. Lui non è un veggente, non è un profeta e non è un sensitivo, ma qualche volta nella vita quotidiana gli capita di cogliere, al di là della realtà, ciò che gli altri non riescono a vedere: come una forza primordiale, che fa parte della natura e gli suggerisce un'oscura premonizione, collegabile a fenomeni o accadimenti con un nesso intuibile solo per i suoi occhi. Pietro si interroga su questo qualcosa, che in fondo gli permette di decrittare i segni che l'universo tende a mostrare in tempi e in modi non sempre identici. Nel sonno, nella fase dei sogni, situazioni improbabili si affollano tra loro e si mescolano con i ricordi e gli incubi; nella veglia, una visione, un fatto, una parola lo fanno star male in una specie di attacco di panico. Forse è quello che succede agli sciamani?

Innamorata, non posso dir altro o usare altre parole per definire l'emozione che sento per la cover di questo romanzo. E' vero, è semplicissima, con il color nero che predomina, ma la amo. La sfera, l'ambientazione all'interno...insomma non posso non sentirmi innamorata.
Chiaroscuro è un romanzo composto sia perché il nome Tosca Brizio, in realtà introduce a due autori, sia perché il romanzo stesso non può essere catalogato solo nel mistery noir, ma può catturare diversi generi.
Chiaroscuro è uno di quei romanzi che, nonostante le poche pagine, riesce ad avere tutto ciò che un avido lettore desidera: la smania nel continuare a leggere, la curiosità di sentirsi partecipe del contenuto e la malinconia per averlo già finito.

La nota degli autori che troviamo nelle prime pagine, ci introduce a quella che sarà la storia principale giustificando i termini usati, a volte anche buffi, vengono spiegati in quello che è il loro significato centrale, aumentando così la nostra curiosità e la voglia di conoscere il tutto sempre più affondo.
Ci troviamo in un ambientazione reale dove tocchiamo con mano ogni minimo dettaglio. Siamo a Torino, in una città già di per sé magica e piena di mistero dove la casualità o forse il destino, porta i nostri protagonisti ad un incontro con lo sbaglio più grande fatto dall'uomo: l'omicidio.

Nei primi capitoli assistiamo ad un matrimonio combinato tra figli di due famiglie malavitose. Pur di avere finalmente la pace, le due famiglie calabresi uniscono i figli in un unica famiglia. Passo temporale e assistiamo ad un incontro casuale tra ex compagni di scuola che si ritrovano dopo ben quindici anni: uno è il nostro protagonista Pietro, che nella vita fa il pittore e dall'altra Mario, dj amante della musica sin dal liceo.
Visto la nostalgia e la voglia di ricordare i tempi passati, i due decidono di organizzare una rimpatriata con alcuni compagni di scuola. Pietro è in contatto con Matteo divenuto giornalista, Mario invece chissà dove, conserva il numero di cellulare di una vecchia amica Tiziana, con cui tempo addietro ha avuto una storia.
Grazie ai social network ed una vecchia foto, i compagni di scuola si ritrovano e organizzano la serata tanto attesa in un locale. 

Pietro è un personaggio speciale, non è un mago o un fattucchiere, ma a volte ha delle sensazioni strane, riesce a cogliere ombre nella realtà che gli altri non vedono e la premonizione che sente è proprio su Tiziana che all'incontro ancora non si vede. E' una sfumatura di un funerale, di una Tiziana angosciata e pallida. Pietro si confida con Matteo e quest'ultimo confida un segreto che solo adesso riesce a decifrare, il segreto di un delitto che non aveva capito.

Le vicende si intrecciano, la spensieratezza degli anni di scuola, l'innocenza e l'egoismo della vita, ora è sfumato su segreti che tutti bene o male nascondono. 
Capitolo dopo capitolo, i particolari si evidenziano in ogni tratto. Gli autori giocano con il lettore che legge la storia, che solo all'ultimo capirà che le coincidenze non esistono.

Chiaroscuro è un puzzle e solo alla fine si riesce a capire e innamorarsi dell'immagine che si ha davanti. 
Non ci sono colpi di scena da lasciar senza fiato, ma in questo romanzo breve il bello è proprio questo, il gioco degli autori che accompagna il lettore, il farlo cadere in dubbi e dargli certezze poco dopo, per poi frantumarle ancora. Ci sembra di assistere ad un film di delitti decisi da persone insospettabili e noi piccoli investigatori che decifrano i messaggi. 


Dorian e la leggenda di Atlantide, Demetrio Verbaro - Recensione -

giovedì 28 dicembre 2017
Come vi avevo detto nei giorni precedenti in queste vacanze ho iniziato a leggere vari romanzi molto brevi, così da una parte smaltire la coda lettura, dall'altra invece, dare un po' più di tempo a romanzi più imponenti. Dorian e la leggenda di Atlantide, lo avevo adocchiato da diverso tempo perché mescola insieme due miei punti deboli: Socrate e Atlantide. In realtà mi aspettavo di più, all'uscita di questo romanzo ci sono state parecchie recensioni positive, eppure non sono riuscita a dargli il massimo, nonostante la storia piaciucchi e si faccia leggere in poco pochissimo tempo. La storia è accattivante, ti incuriosisce nei modi che ha, ma arrivati alla fine si ha la sensazione di avere sabbia tra le dita, si ha la sensazione di rimanere senza nulla in mano


dorian e la leggenda di 

atlantide

Demetrio Verbaro

quasi quattro.

Editore: Self PubGold
Prezzo: 12,00€
Pagine: 184

Trama: Atene 399 a.C. Il filosofo Socrate è stato condannato a morte. Il suo ultimo desiderio, esaudito, è quello di trascorrere la notte prima dell'esecuzione insieme all'amico e discepolo Platone. Prima di morire vuole confessargli un segreto che ha tenuto nascosto per tutta la vita, custodendolo gelosamente. "Quale segreto, maestro?" "La leggenda di Atlantide!" L'indomani Socrate morì con l'anima purificata, sereno. Ma perché era così importante tramandare quella storia? Cosa era successo di così terribile e sconvolgente in quell'isola prima che s'inabissasse per sempre sul fondo dell'oceano?

Chiedo scusa in anticipo se questa recensione vi farà girare la testa, ma leggere questo romanzo è stato un po' un giro sulle montagne russe, su e giù in maniera altalenante, da una parte contenta della lettura, dall'altra oddio vi prego fermatemi. In generale la trama non è affatto male, ci troviamo in passeggiata con Socrate e Platone, mentre fermi su uno scoglio, Socrate decide di raccontare la verità a Platone, una verità che non può essere scritta: La verità sulla leggenda di Atlantide.

La nostra leggenda inizia con un uomo che, per salvaguardare la moglie tanto amata e suo figlio da poco nato, decide di sacrificarsi e distrarre i nemici da quella barca dove la moglie rema sul mare. Passa del tempo e quella barca si allontana sempre più, Dorian quel neonato, è ancora lì attaccato al seno della madre morente. Un pescatore cerca di salvare la donna e il suo bambino, ma quest'ultima lascia al suo salvatore il figlio sperando che lo possa trattare come suo. Questo neonato è Dorian e sarà il protagonista della nostra storia. 

Dorian cresce e al collo ha sempre addosso la sua vera realtà: quella pietra di un lontano passato che ancora non può conoscere. Dorian anno dopo anno e crescendo con la sorella, si rende conto che quell'amore tra loro non è poi così fraterno, l'attrazione tra i due è tanto forte e quando si trova a rischio di perderla, decide di cambiare la sua vita e affrontare una realtà fatta di sfide, ostacoli e guerra.

Un guerriero deve sempre rimanere concentrato sul suo cammino, sulla sua impresa, non si sa mai quando la morte può colpire. 

Se da una parte apprezziamo la storia in generale, dall'altra sembra perdersi in dettagli a volte troppo prolissi e a volte mancare. L'autore ha molta cura e forse troppa nell'ambientazione, nel descrivere ogni cosa che circonda i personaggi e ciò che ne succede, ma questo comporta il sacrificio sul personaggio vero e proprio rischiando di farcelo apparire superficiale. La storia di Dorian cattura, si rimane affascinati e incuriositi su quel potere che sia il male di un re che vuole il trono, che sia il bene di un ragazzo devono affrontare, ma se il ritmo sembrava tanto alto, verso la metà della prima parte comincia a scemare, a portarci alla distrazione dell'evento. 

Nella seconda parte del romanzo non mi è piaciuto il contenuto che l'autore decide di sottolineare in grassetto, è pur vero che sicuramente lo fa per evidenziare il concetto del personaggio o della storia, ma come nella prima parte avrei preferito l'evidenziare in corsivo, in maniera più delicata rispetto a ciò che troviamo. Anche qui, ci troviamo in una continua corsa, l'autore sembra aver fretta nel voler finire il romanzo, senza soffermarsi poi sulla ricchezza dei personaggi e della storia.

Sembra quasi assurdo, ma le parti che più si apprezzano è la storia di Socrate e Platone, anche se a volte i due sembrano ombre confuse, pennellate appena sfumate.



Dorian e la leggenda di Atlantide poteva avere molto di più, sembra che l'autore si sia perso a metà strada, lasciando le redini alla storia stessa, trovandosi poi in un mondo mescolato e confusionario. Non posso dargli un voto negativo in quanto la storia in maniera superficiale si lascia leggere e apprezzare, ma non posso nemmeno osannarlo come libro del mese perché a me le montagne russe non sono mai piaciute.

Piccola nota: Attenzione al finale, perché l'amaro in bocca è dietro l'angolo. 

Secondo il mio parere va preso per quello che è, un romanzo che ha del potenziale, ma non si è applicato. Un romanzo che si può leggere in pausa tra un libro e un altro. 

Evelyne. Una donna di nome Dio, D.S Michele - Recensione -

sabato 23 dicembre 2017
A Natale si è tutti più buoni mettiamola così. Ho avuto diversi tentennamenti prima di recensire pubblicamente questo romanzo, non perché il libro non lo meritasse ma per la delusione avuta dall'atteggiamento della casa editrice per via della recensione di Nora; diverse testimonianze mi hanno confermato poi ciò che più temevo: la casa editrice ha lo stesso atteggiamento, le stesse parole con tutti quelli che si "azzardano" a recensire negativamente i loro romanzi. Ammetto che è una ferita di rabbia ancora aperta, sopratutto per i vari commentini espressi dalla casa, riportato da altre ragazze che ancora ringrazio, cercando di sminuirmi come persona e come blogger - tra l'altro Nora è stato un romanzo acquistato da me - ma riflettendo, l'autore di Evelyne non merita il silenzio. Mi dispiace in senso lato pubblicizzare questo romanzo per via di ciò che ho detto sopra, ma una donna di nome Dio merita una considerazione. 


EVELYNE 

D.S. Michele


Prezzo: 14,90€


Trama: Evelyne ha un incidente, un brutto incidente. Finisce in coma e si risveglia giorni dopo, quando ormai tutti, perfino i suoi amici, la danno per spacciata. Ma Evelyne è forte e lo dimostra una volta di più tornando al mondo dei vivi. Qualcosa, però, è cambiato dentro di lei. Non ha più bisogno, o quasi, di dormire. E vede cose che forse sono solo nella sua mente. L'arrivo nella sua vita di un uomo misterioso e una serie di strane coincidenze complicheranno ulteriormente le cose e la trascineranno in un'avventura mai neppure immaginata. Un'avventura che stravolgerà la sua vita e le rivelerà il più grande e terribile dei segreti: chi è davvero Evelyne?

Come Nora, questo romanzo l'ho acquistato ad occhi chiusi. Mi ha rapito la copertina, il citare Dio come donna, la frase poi in copertina, insomma tutto. Non sono andata a cercare la trama, tra l'altro ero convintissima - come una stupida - che l'autore fosse una donna - vi lascio immaginare la mia faccia quando mi ha contattato l'autore ed era un uomo - dovevo leggere questo romanzo, avevo il bisogno a pelle di averlo e rispetto al titolo precedente, Evelyne mi ha conquistata; l'ho letta in un fiato, apprezzando quindi non solo l'esterno ma lo stesso contenuto.

Se dovessi catalogare questo romanzo in libreria, trovargli spazio per la vendita, non saprei dove metterlo. Quando su un libro si hanno questi dubbi, di solito il computer ci indica su che sezione inserire il romanzo - quindi su che tipo di scaffale il lettore potrà trovarlo - ma Evelyne può essere inserito sia per il fantasy, sia per il romance e addirittura osare anche per il thriller per l'adrenalina che ti lascia scorrere addosso.
Evelyne non è un romanzo pesante, in tre, al massimo quattro ore si è già finito, ma è bella la sensazione che ti lascia, il sentirti dentro l'aver letto un bel libro e di sicuro rileggerlo ancora una volta

La nostra protagonista è una ragazza complessa, che nonostante l'apparenza molto semplice, in realtà pagina dopo pagina tira fuori grinta e determinazione. Si ha davanti una donna che esce dal suo bozzolo e che nasconde artigli pronti a far male. Evelyne ha un incidente nella bellissima città di Praga, non ricorda nulla di ciò che è successo, dopo il risveglio dal coma si ritrova strana. Andando avanti con la sua vita, si rende conto che c'è qualcosa che non va, non è più normale come prima. Non dorme, non sente dolore, riesce a leggere e a comprendere ciò che su prima aveva difficoltà; Evelyne è diversa, ma questa sua diversità non frena il rapporto che ha con gli amici di sempre. La sua diversità non la frena più di tanto, se una persona normale si sarebbe fatta tantissime paranoie, cercando migliaia di spiegazioni, in questo romanzo troviamo una donna che si comprende, che cerca ma non ne ha paura.

L'autore ci porta a conoscere questa comitiva, fatta di individui completamente diversi l'uno dall'altro, eppure la loro profondità spicca rendendoli personaggi quasi reali. In una serata come tante, per Evelyne fatta per dimenticare, la nostra protagonista si ritrova a contatto con un personaggio estraneo a tutto, eppure così vicino a lei, mentre dall'altra parte uno dei suoi amici viene coinvolto da una donna, una bellissima donna capace di rubare letteralmente l'anima.

Chi è quell'uomo che sente così vicino? Perché riesce a fare cose così assurde? Perché lei è così diversa adesso? Sono queste le domande che pagina dopo pagina ci porteremo con noi, con la voglia di spronare l'autore a darci subito una risposta.

Scrivere questa recensione non è semplice, in quanto superare quel limite sottile dello spoiler è veramente alto, sarebbe ingiusto rovinarvi quello che è il romanzo intero, quello che fa capire chi è o cosa è Evelyne,  ma la linea sottile che affronta l'autore è qualcosa di affascinante. D.s. Michele ci porta davanti al bene e al male, rimescola le carte in tavola, aprendoci a dubbi e domande. I suoi personaggi sembrano usciti dalla classica storia su luce e buio, eppure girato pagina il buio non sembra poi così cattivo.
Il modo di scrivere dell'autore trascina nella lettura del romanzo, inganna il lettore in certezze che sfumano nella nebbia, si diventa groupie di personaggi femminili e personaggi cattivi, in questo romanzo si tifa tutti; non c'è un limite, un odio nei confronti di altri. 

L'ambientazione non è ricca di immaginazione, non è quell'ambientazione prolissa che schema ogni minimo dettaglio, ma le poche frasi che l'autore utilizza, in maniera molto semplice, ci portano comunque alla visione di un film immaginario sul luogo dell'azione che stiamo vivendo. Di questo romanzo si apprezza tutto, si apprezza la fantasia dell'autore e la stessa ricerca fatta sul non cadere nei classici clichè dei troppo buoni o troppo cattivi.

Se il gioco che l'autore ci porta a fare, facendoci diventare marionette nelle sue mani, sarà ancora più spiazzante quando all'ultima pagina ci renderemo conto che la storia non è conclusiva, ma che se quello che poteva dare la sensazione di un finale, in realtà non finisce e ci spiazza all'idea di dover aspettare ancora per sapere come va a finire.

Il romanzo di Evelyne fa centro, è intrigante, è diverso dalle solite letture, non è quel romance che cade nel troppo smielato e non è quel fantasy da sensazione di aver visto e rivisto, è un romanzo unico che va letto e spinto, che va acclamato, che va portato con se ovunque.

Passatemi il termine: Evelyne ti lascia di (c)azzo e il bello è proprio questo.

Dodici città, Matteo Bruno - Review Party -

domenica 17 dicembre 2017
E non pensi che anche io ho bisogno di te? Non pensi che ho bisogno di te, vivo?

Benvenuti nel review party della Leone Editore, dove diverse blogger si confrontano sui romanzi di Matteo Bruno. Come libro di cui parlarvi ho scelto Dodici città, attratta non dal manzo in copertina, ma dall'idea di divinità spregevoli e vendicative pronte ad affondare le loro unghie sull'uomo.


dodici citta'

Matteo Bruno

e mezzo.

Editore: Leone Editore 
Prezzo: 15,00€
Pagine: 443

Trama: Sul finire del VI secolo a.C. Porsenna, il Grande re dell'Etruria, dopo essere riuscito a radunare attorno a sé tutte le Dodici città del suo popolo grazie a uno straordinario prodigio, si appresta a muovere guerra a Roma. Nel frattempo Dardano da Perusna, un abile artigiano nato etrusco ma cresciuto tra i romani, spinto da divinità vendicative e capricciose, dimostra il suo eroismo durante il drammatico assedio di Roma.

Recensire un romanzo con così tanta ricerca, con così tanti dettagli non è affatto facile. Partiamo già dal fatto che Dodici città tocca uno dei miei generi preferiti: il romanzo storico. Partiamo poi dal fatto che Dodici città tocca quasi la bellezza di cinquecento pagine e che la scrittura è abbastanza evocativa. In generale quindi è un libro che si legge con piacere, ma sono i piccoli dettagli, le piccole incertezze, che fanno arrancare nella lettura, togliendone poi in toto l'attenzione. Ma andiamo con ordine e mettetevi comodi perché la strada non è tutta in discesa.

Già dalle prime pagine l'autore ci accompagna in un azione diretta, la guerra si sta avvicinando e Dardano non ha scelta, deve combattere contro quelle stesse persone che lo hanno cresciuto, contro quel popolo dove si è sentito amato. Dardano è un personaggio complesso, sin da subito ci appare con la sua vena malinconica, non ha rimpianti eppure l'amarezza che percorre la sua gola sembra attraversare la nostra. Non ha paura della morte e non teme l'idea di combattere, è la delusione però che ci appare nei suoi occhi che ci lascia comprendere quanto il personaggio di Dardano sia umano, quanto l'autore abbia realizzato l'uomo così come è, senza tanti raggiri o merletti decorativi.

Andando avanti il salto temporale è alto e ci appare un Dardano ragazzino, alle prese con l'innocenza, la passione per lo studio, l'obbedienza e i primi amori. I personaggi che fanno parte della vita di Dardano sono tantissimi, ma sarà solo uno a ferire quell'animo: quello stesso padre che spezza i sogni e le convinzioni del figlio, mandandolo a Roma. Un ragazzino solo, senza popolo e senza capirne la lingua, è qui che Dardano e la sua innocenza sembrano sbriciolarsi. Andando avanti gli ostacoli che Dardano si trova ad affrontare sono parecchi, ma come un albero forte il suo animo e la sua determinazione viene piegata ma mai spezzata.
La figura di Dardano, di questo combattente non nato per combattere, di quest'uomo che si ritrova a fare delle scelte a volte controcorrente mi è piaciuto e mi ha emozionato. Ho letto pagina dopo pagina quasi d'un fiato, affezionandomi a quell'uomo che mi ha ricordato la Storia - e se avete letto l'intervista non è un refuso - , tuttavia ho trovato alcuni dettagli troppo prolissi, che mi hanno distratto dall'attenzione che vi era tra le pagine, rischiando di trovarmi stanca nella lettura e distratta da doverne tornare indietro. 
La follia del re etrusco Porsenna, di fronte all'ossessione di assediare Roma e piegare i Romani ci porta ad apprezzare la ricerca fatta dall'autore, a respirare le notti in bianco passate a conoscere ogni dettaglio di un uomo dalla figura arrogante, superficiale e testardo fino al midollo.

I dettagli che l'autore inserisce nel romanzo sono evocativi e minuziosi. Come in un videogioco o in un film d'azione, ci troveremo coinvolti nella storia, quasi a bocca aperta di fronte ad un ambientazione ricca di dettagli, niente viene lasciato al caso e anche il più piccolo granello di polvere viene reso dorato.

Il popolo etrusco che fa da protagonista al romanzo viene ispirato dall'autore da nozioni che vengono poi spiegate nelle note finali; In ogni parte di Dodici città, il popolo etrusco la fa da padrone, la sensazione dei dettagli, della loro spiritualità, delle loro divinità stesse rischia però di perdere la magnificenza del popolo stesso e di quella storia.

Dodici città è un romanzo che non contiene solo un unico romanzo, l'autore dà la sensazione di affanno, di voler vomitare ogni nozione, ogni ricerca fatta, quasi preso da una forte scarica di adrenalina che lo porta a buttar giù tutto, senza scremare quella che poi è la trama definitiva. In questo romanzo c'è tutto, ma a volte è davvero troppo. Troppi dettagli, troppi discorsi, troppe informazioni. 

Dodici città è un romanzo che va capito, che va letto piano piano e scremato. Leggerlo tutto d'un fiato non lo porta ad apprezzarne la sua bellezza, avrei preferito in qualche modo dividere la storia del popolo etrusco, la loro mitologia, la loro vita stessa dal personaggio di Dardano, anche se superficialmente può sembrare impossibile. Avrei preferito meno nozioni, meno vomitate di parole, e lasciare forse qualche mistero in più. 


Nora, Giacomo Ferraiuolo - Recensione -

martedì 12 dicembre 2017
Tutto ha inizio con la morte.

Ritorno da queste piccole ferie più carica che mai, per il momento non abbiamo ancora affrontato nessun viaggio, ma il riposo, lo stare insieme, leggere libri davanti all'albero decorato, mi ha dato una carica di gioia e positività che mi mancava. Anche i tarocchi sembrano sorridermi! Ritorno con una recensione di un libro che ho comprato ad occhi chiusi, uno di quelli che ti premono dentro per le aspettative... e forse le mie sono state troppo alte.


Nora

Giacomo Ferraiuolo 

e mezzo

Editore: Dark Zone 
Prezzo: 14,90€
Pagine: 221

Trama: Un omicidio irrisolto, una donna rinchiusa in un ospedale psichiatrico. Nora, prigioniera della sua stessa mente cerca di essere libera da un passato macchiato di sangue che non riesce a dimenticare. Troverà nell'infermiere Christian un amico fedele a cui confidare l'orrore celato nel profondo. Un orrore che striscia ancora tra le ombre della casa di Nora. Un orrore che cerca di uscire da quelle mura. Nessuno è più al sicuro. Lei li aveva avvisati. Sarà compito di Christian scoprire cosa c'è di vero nelle farneticazioni della donna e cosa è invece frutto della follia. Cos'è successo veramente a Nora in quella casa? È possibile conoscere fino in fondo chi ci sta attorno? Una storia di pazzia e dolore, di morte e paura, e che porterà a una verità ancora più cupa e terribile.

Ho comprato questo romanzo ad occhi chiusi, mi è bastato conoscere un po' l'autore, conoscere la casa editrice per il quale già collaboro - e di cui ho già acquistato altri romanzi -, mi è bastato farmi prendere dall'entusiasmo e dalla copertina così evocativa, per poi cascarci esattamente come una mela dall'albero o, se si vuol esser più violenti, come un pugno nello stomaco. Nora era il romanzo che avevo in gola, che dovevo assolutamente leggere, uno di quelli che appena la casa editrice ha messo in promozione nel 3 X 2 mi ci sono fiondata, come un predatore sulla preda. Ne ho atteso impaziente l'arrivo e in un paio di ore l'avevo già finito.
Spiazzata. Questo romanzo mi ha completamente spiazzata. Come se in testa risuonasse solo una frase beh, davvero è tutto qui? Lo so, adesso i fan accaniti libereranno i cani e faranno partire la guerra contro il mondo brutto e cattivo che sta per recensire in maniera negativa il romanzo, ma in realtà Nora non mi è piaciuto così tanto come immaginavo; mettetemi su una pira e fatemi bruciare, saranno state le aspettative, la voglia tanto alta di leggerlo, ma io non ho trovato quello che nelle altre recensioni si legge.

Non è facile parlarvi di Nora e sicuramente la mia recensione non farà altro che mandarvi solo in confusione, ma entrate con me nel romanzo dove tutto ha inizio con la morte.
L'autore parte già con l'azione ormai avvenuta, la figlia di Nora è morta e quest'ultima è accusata di omicidio; ma i suoi atteggiamenti, la sua follia la porta ad essere rinchiusa in un ospedale psichiatrico, dove legata a letto, rassegnata nel suo incubo ormai reale aspetta la morte, unica via di uscita. Nora viene descritta come una donna bellissima, una di quelle donne a cui nessun uomo se pur impegnato può resistere e il suo bisogno di piacere, di amare qualsiasi tipo di uomo e sentirsi donna fino in fondo, la porta a tradire più e più volte quel compagno tanto assente, portandosi a letto non solo i vari amanti, ma le malelingue dei vicini. Il paese è piccolo e la gente mormora e quando si rende conto che la stampa è interessata a raccontare la storia di Nora, si fa a gara a chi la conosce più affondo, a chi ha da raccontare pur di apparire sui giornali e in televisione e diventare automaticamente famosa. 
Nell'ospedale psichiatrico, Nora è una vittima facile di un sistema perverso, di uomini pronti a prenderla in pasto, tanto è pazza ed è legata, chi può credere se prova a dire che viene stuprata più e più volte? E' lì in quella stanza, tra quelle follie, che Nora rivela la sua verità, quel filo sottilissimo di razionalità e paura che l'hanno portata a tutto il resto. Sei tu che appartieni al male o è il male che ti appartiene? 

Prendendo solo questa infarinatura il libro in generale non è affatto brutto, non è da prendere e cestinare; riesce comunque a farsi leggere in un paio di ore e a lasciarti la sensazione di brivido, di voler continuare a saziare quella vena di curiosità, di capire quella follia che c'è dietro fino a farti voltar pagina ancora una volta; ma tra tutti i personaggi che ci sono nel romanzo, Nora che è la protagonista, che è quella presenza che dovrebbe essere la parte a cui ci si affeziona,  mi è piaciuta di meno, per non dire che non mi è piaciuta affatto. L'ho trovata superficiale, antipatica, non mi ha dato nessun empatia la sua tragedia... anzi sicuramente avrei vissuto anch'io la sensazione dei vicini da allontanarmi da una persona del genere, l'ho trovata arrogante e tanto sola, nonostante il suo dramma io non sono riuscita a viverla e questo per me è stata la delusione più grande, perché Nora che è il fulcro del romanzo, quel filo conduttore tra reale e irreale, tra follia e oscurità, doveva assolutamente lasciarmi qualcosa e non una sensazione del genere. Il contorno, il male, il sopranaturale mi è anche piaciucchiato, non è da quei livelli da farti dormire con la luce accesa - come dovrebbe far un horror - ma non ti lascia nemmeno quel vuoto che un romanzo negativo fa. L'ambientazione è abbastanza comune, la scrittura non si perde in minuziosi dettagli e paroloni, arriva dritta al punto su dove vuole portarti, è un romanzo che si legge ma non c'è da aspettarsi tutto questo clamore, almeno non per me.

In generale la realtà è anche fatta bene, il romanzo si muove in questo mondo presente e i vicini, gli articoli di giornale, lasciano quel tocco di vivere una storia che potrebbe essere del nostro paesino o addirittura che riguardi la nostra stessa vicina, ma non serve aspettarsi troppo. L'idea di inserire il sopranaturale in maniera viscida, in maniera sottile in quel paesino tanto piccolo, affascina anche, ma rimane lì, non dà quello sprint in più, quella sensazione di soffocare, di voler tornare nella storia.

Per questo romanzo avrei voluto molto di più, avrei voluto più paura, avrei voluto prendere la lucina della notte che usavo da bambina e dormirci accanto, avrei voluto sentire la sensazione di morte sulla pelle, avrei voluto sentirmi Nora e invece mi sono ritrovata a combatterla, a tifare dalla parte opposta. 

Rapimento e Riscatto, Vito Bruschini - Review party - [Anteprima]

giovedì 7 dicembre 2017
Oggi iniziamo la giornata con - e finalmente - un po' di entusiasmo, per un romanzo che è riuscito ad incollarmi letteralmente alle pagine, fino alla parola fine. Benvenuti nel review party di Rapimento e Riscatto, dove il male spesso risiede come un tarlo.


RAPIMENTO E RISCATTO

Vito Bruschini


Editore: Newton Compton Editori
Prezzo: 10,00€
Pagine: 320

IN USCITA OGGI

Trama: John Paul Getty III, nipote sedicenne di un ricchissimo petroliere americano, scompare a Roma nella notte del 10 luglio 1973 nei pressi di piazza Farnese. Capelli lunghi e atteggiamento anticonformista, il ragazzo frequenta l’ambiente bohémien della capitale, tra Campo de’ Fiori, Santa Maria in Trastevere e Piazza Navona. All’inizio la notizia non ha grande eco sugli organi di informazione: tre mesi dopo la sua sparizione, la famiglia e gli investigatori non sono ancora certi se si tratti di un vero sequestro o piuttosto sia una messinscena del giovane per estorcere una montagna di soldi all’avaro nonno. Ma quando viene recapitata al quotidiano Il Messaggero una busta con un orecchio mozzato del giovane Getty non ci sono più dubbi. Il gesto brutale impressiona l’opinione pubblica italiana e internazionale e quello del sequestro Getty diventa il caso più seguito dai media di tutto il mondo. Ambientato nella Roma della Meglio Gioventù, lo straordinario racconto di un dramma familiare, umano e politico che ha segnato un’epoca e l’ingresso trionfale della ’Ndrangheta nelle cronache e nel tessuto sociale del nostro Paese degli anni a venire.

Rapimento e Riscatto, storia romanzata ispirata ad un sequestro realmente avvenuto negli anni 70. 

Il protagonista è John Paul Getty III, nipote di un ricchissimo petroliere americano con una famiglia piuttosto disastrata: divorzi, amanti, secondi e tripli matrimoni, seconde mogli giovanissime ed eroinomani, padri assenti e drogati. E' in questo contesto che cresce Paul, un adolescente di diciassette anni che si trova a vivere in una Roma bohemienne, in quegli anni in cui Patty Pravo è la regina incontrastata delle scene musicali e nella capitale si respira un clima di leggerezza, passione, amori liberi e un gran fermento culturale. (in fin dei conti sono gli anni immediatamente successivi alla rivoluzione del sessantotto) 

Paul è un ragazzo ricco ed annoiato, che probabilmente non è mai stato felice, e si circonda di gente attirata solo dal suo cognome e dai suoi soldi: è sicuramente un'esca facile per gente poco raccomandabile.
Ma il malessere di Paul non era costituito dagli altri, nasceva invece dal profondo della sua condizione di giovane viziato che non aveva mai avuto veri legami affettivi
A Roma non ci sono solo giovani miliardari come Paul, ci sono anche mezze cartucce che si arrabattano per vivere, come " Sarchiapone" ed i suoi amici: Sarchiapone aiuta la nonna al mercato, e si ingegna anche con piccoli furti pur di sbarcare il lunario. Sarchiapone, il cui crimine peggiore è stato quello di rubare una forma di formaggio, decide che ci sono lavori che possono fruttare molto di più: perché non sequestrare Paul ed estorcere un riscatto che può far vivere di rendita lui, figli, nipoti e pronipoti? 

Qui inizia il lungo, infernale, dramma di Paul: verrà rapito il 10 luglio 1973 da loschi individui i cui affari si intrecciano con la 'ndrangheta calabrese, costretto a vivere in grotte sperdute dell'Aspromonte e a subire addirittura l'amputazione di un orecchio da esibire come prova ai suoi parenti.

Considerando che Paul è un viziatissimo figlio di papà, all'inizio nessuno crede che il suo sia un vero sequestro: tutti ritengono che lui stesso abbia architettato tutto per vivere una vita dorata in qualche atollo sperduto, magari assieme ad una delle sue fidanzate; il clima nel libro è davvero molto serio e questo permette di ricredersi addirittura sulla storia e dubitare insieme agli stessi protagonisti.

L'unica a credere alla veridicità del sequestro è la madre di Paul, che si trova a dover combattere con la famiglia del suo ex marito, dove quest'ultimo non ha nessuna intenzione di cedere al ricatto. 
Provo solo pietà. Pietà per il mio Paulino, così solo, il suo visino adorato mutilato, le sue invocazioni alla mamma. Pietà per voi che non conoscete la compassione. Pietà per il nonno perché la sua declinante vita è senza affetti. Pietà per mio marito perché nemmeno in questa tragica situazione ha saputo ritrovare gli accenti dell'amore. E provo finalmente anche la serenità delle decisioni prese
Il cammino per la liberazione di Paul è difficile e pagina dopo pagina, l'angoscia, il bisogno di sentirsi liberi da quelle stesse catene le sentiamo nella pelle. I mesi di sofferenza vengono ripagati quando il nostro protagonista viene rilasciato, tuttavia il male è sempre all'interno e il nostro autore ne lascia traccia ben definita.
Nel segreto più segreto della nostra anima, abita l'angoscia. E' il luogo che la disperazione ha più caro tra tutti, un pozzo profondo e buio dove però se sappiamo grattare bene troviamo nascosta la speranza, che è la porta dietro alla quale abita la felicità. Dopo cinque interminabili mesi di angoscia e disperazione, che avevano sconvolto le loro vite, Gail e Paul avevano saputo risalire dagli abissi della sofferenza e ora finalmente potevano assaporare il gusto dolce della gioia
Tutto bene quel che finisce bene, direte voi... E invece no, perché il sequestro ha profondamente turbato l'animo di Paul, che finisce nelle spire più oscure del male e della dipendenza. Ho letteralmente divorato questo libro, l'ho finito a tarda notte e ho anche sognato agguati mafiosi. Non sono nemmeno capace di descrivervi quanto mi abbia lasciato: il ritmo è serrato, le vicende non danno tregua, l'adrenalina è costante. 

Immagine incorporata 1
J.Paul Getty III
Mi sono ritrovata a passeggiare con Paul in una capitale bellissima, ma già devastata dalla malavita e dalla corruzione, ho sofferto con lui durante i mesi di prigionia, sfogliavo le pagine pensando: Ma quando lo trovano? Che fine farà? ho sofferto e mi sono disperata assieme a sua madre, l'unica capace di smuovere montagne pur di salvargli la vita, sono stata in un angolino ad osservare i criminali che lo rapivano, mi sono indignata davanti ad un miliardario che paga il riscatto per un suo congiunto e ne pretende la restituzione in rate con interessi. La scrittura dell'autore è fluida e capace di arrivare al nostro cuore, di darci quell'adrenalina che ci fa correre e restare col respiro mozzato.

Il libro è consigliatissimo a tutti, indistintamente. 
Una piccola ma molto importante precisazione: il libro è davvero ispirato al reale sequestro di J.P Getty III, il quale finirà davvero la sua vita in maniera molto misera. E questo mi ha fatto tanto riflettere: spesso dobbiamo arrivare ad un passo dalla morte per apprezzare la vita, ma alcune persone sono portate all'autodistruzione e per loro il destino è segnato. 

Olga di carta, Jum fatto di buio Elisabetta Gnone - Recensione -

martedì 5 dicembre 2017
Cara Olga, siediti ancora qui e raccontami una storia che non so. Oggi voglio iniziare con una recensione che sa di fiaba, che sa di odore di neve, che sa di voglia di tornar bambini e continuare ad esser grandi. Elisabetta Gnone torna con una nuova avventura della nostra piccola Olga e anche stavolta l'autrice non si smentisce e ci incanta con le sue parole che sanno di musica.


olga di carta: jum fatto di 

buio

Elisabetta Gnone


Editore: Salani Editore 
Prezzo: 14,90€
Pagine: 215

Trama: È inverno a Balicò, il villaggio è ammantato di neve e si avvicina il Natale. Gli abitanti affrontano il gelo che attanaglia la valle e Olga li riscalda con le sue storie. Ne ha in serbo una nuova, che nasce dal vuoto lasciato dal bosco che è stato abbattuto. Quel vuoto le fa tornare in mente qualcuno che anche Valdo, il cane fidato, ricorda, perché quando conosci Jum fatto di Buio non lo dimentichi più. È un essere informe, lento e molliccio, senza mani né piedi. La sua voce è l’eco di un pozzo che porta con sé parole crudeli e tutto il suo essere è fatto del buio e del vuoto che abbiamo dentro quando perdiamo qualcuno o qualcosa che ci è caro. Jum porta con sé molte storie, che fanno arricciare il naso e increspare la fronte, e tutte sono un dono che Olga porge a chi ne ha bisogno. Perché le storie consolano, alleviano, salvano e soprattutto, queste, fanno ridere. Dopo Olga di carta - Il viaggio straordinario, ritorna la vita del villaggio di Balicò con una storia che ne contiene tante, come in un gioco di scatole cinesi, come in una farmacia d’altri tempi piena di cassetti da aprire per tirare fuori la medicina giusta per ciascuno di noi

Quando Olga racconta una storia, ogni persona grande o piccola che sia, si ferma ad ascoltare. Come nella nostra realtà, anche nel villaggio di Olga sta per arrivare il Natale, ma la sensazione che si ha addosso non è di facile spensieratezza. L'umore di tristezza che aleggia intorno al villaggio, porta Olga a raccontare una storia diversa, una storia dove la paura forma una dimensione strana, un personaggio intenso e oscuro al tempo stesso.
Jum fatto di buio è un essere molliccio, un mostro che si nutre di ciò che fa più male e non importa se si è grandi o piccini, quando il dolore è troppo forte il nostro corpo lo butta fuori con le lacrime ed è lì che Jum trova cibo per il suo stomaco.

I sentimenti più negativi, il dolore profondo, viene rapito dalle lacrime di cui Jum fatto di buio si nutre. Il personaggio che Olga racconta e fa venire i brividi a grandi e piccini, mi ha ricordato un po' il personaggio di  La città incantata dello studio ghibli e mi è piaciuto confrontarli provando lo stesso brivido, come se un personaggio di carta potesse in realtà uscire fuori e portarti via con sé. 

In realtà la storia che Olga racconta è fatta solo per sorridere un po', per eliminare quel vuoto che si sente nel villaggio e per lasciare spazio alla leggerezza, eppure nel villaggio succede invece una cosa strana; Jum, fatto di buio comincia a farsi sentire tra la gente, portando azioni ed eventi strani.

Ancora una volta Elisabetta Gnone mi ha letteralmente stregato. Nonostante il romanzo non sia di chissà quante pagine, in realtà Olga e le sue storie riescono a coinvolgerti al tal punto di aver la sensazione di voler leggere ancora e ancora, fino all'infinito. Se il primo romanzo, Olga di carta e il suo viaggio straordinario,  mi aveva permesso di sentirmi a casa con profumo di buono e quella dolce malinconia della fine lettura, qui ritroviamo tratti più scuri, ma che non fanno paura. Con Olga di carta e Jum fatto di buio, ci sembra di aprire le porte di una caverna scura, dove la luce non sembra affatto filtrare, in realtà pagina dopo pagina, la meraviglia che la storia porta ci riempie di quella luce innocente, di quel bisogno di sognare e sorridere.

I personaggi del primo romanzo ci sono tutti, ma in una veste nuova, matura rispetto al precedente, anche la stessa Olga sembra diversa nel modo di porsi e di raccontarsi, ma il suo esser buffo non lascia spazio a dubbi o voglia di tornare indietro. Come sempre la scrittura di Elisabetta Gnone è incalzante ed evocativa, ti rapisce in un modo così delicato e forte al tempo stesso, che ci sembrerà di trovarci esattamente lì nel villaggio a seguire la nostra piccola protagonista. Nonostante sia un romanzo per ragazzi, i dialoghi non sono frutto di parole ingenue o sempliciotte, ma possono esser letti anche da adulti, apprezzandone ancora di più il contenuto.

Di questo romanzo non si può assolutamente dir nulla di negativo, anche lo stesso contenuto, le illustrazioni, la cover, è tutto completamente perfetto, non ha nulla che non va o lasciato al caso. 

Olga di carta e Jum fatto di buio è un acquisto che ho fatto al volo, senza tanti fronzoli e ripensamenti perché dell'autrice leggerei anche la lista della spesa. Elisabetta Gnone è una garanzia, è la chiave che ti permette di aprire la porta dei sogni, è rimescolare tutte le sensazioni che si hanno all'interno, è annullare i problemi, il disagio degli eventi, le difficoltà che a volte ci tende la vita e sentirci di nuovo bambini, senza troppi pensieri o paure.

Quella bambina aveva perduto ciò che di più caro avesse al mondo e, non avendo più nulla da amare, e per cui essere felice, desiderava esser fatta di buio. 
 Cara Olga, siediti ancora qui e raccontami una storia che non so.



Luna Nuova, Maikel Maryn - Recensione -

domenica 3 dicembre 2017
Oggi vi racconto una storia che fa entrare il freddo nelle ossa - e il tempo aiuta. Luna Nuova è una storia gotica horror di Maikel Maryn, che per il momento si può scaricare gratuitamente a questo link di Amazon. 


luna nuova

Maikel Maryn 


Pagine: 56
Serie: Non serie #gothichorrorstory

Trama: “Luna Nuova” è un racconto lungo, primo della non-serie #GothicHorrorStory, un ciclo di racconti indipendenti ma collegati tra loro in cui si mescolano narrativa storica, horror sovrannaturale, elementi di magia nera e domonlatria, ettolitri di sangue e sesso esplicito.

ATTENZIONE CONTIENE UN PAIO DI FRASI CON SPOILER: 

Come vi dicevo all'inizio, oggi vi racconterò una storia che vi farà entrare il freddo più pungente nelle ossa, vi farà tremare e battere i denti...almeno all'inizio! Siamo nella Venezia del quattordicesimo secolo: il canal Grande e l'acqua fredda e cupa fanno da sfondo alle storie di diversi personaggi, dominati dai loro istinti e dalle loro passioni.

La fiammella tremolante della candela era l'unica resistenza alla soverchiante oscurità, un piccolo faro in un oceano di tenebra

Troviamo Meredith, cortigiana di un bordello che attende un misterioso ospite, e si trova di fronte lo sgraziato Nicolaj, sgradevole nell'aspetto e nei modi, che ha da raccontarle una storia vecchia di secoli: eh si, diversi secoli considerando che Nicolaj ha seicentonovantotto anni!

Tu sai cosa sono? l'urlo questa volta sembrò riempire la notte. "Cosa? Cosa vai cercando, donna? Vuoi che ti racconti di un amore perduto? Di una disperata ricerca per ritrovarlo?

Immagine incorporata 1La storia procede intrecciando diversi fili narrativi: incontreremo ad esempio Cleonte, che si reca in un bordello e sembra eccitarsi solo quando è sul punto di uccidere una prostituta, conosceremo Avraham, ebreo che si apparta con la cristiana Miranda nei vicoli di Venezia e consuma con lei amplessi ovunque si trovino... E poi, direte voi? Un poi non c'è amici lettori, le storie si intrecciano ed arriviamo ad una sorta di epilogo dove Meredith, dopo attimi di sesso travolgente con Nicolaj ed orgasmi incontenibili, SPOILER: viene trasformata in vampiro da quest'ultimo. 

Dopo un breve discorso sull'utilità di lasciar andare i ricordi ed il passato, i due si incamminano verso la loro nuova dimora, dove li attende la "Signora". 

Vi dirò che il romanzo prometteva molto bene. La scrittura è fluida, i personaggi sono ben caratterizzati e nelle varie storie narrate si sente serpeggiare quel brivido che tutti noi amanti dell'horror amiamo sentire, un po' eccessiva la descrizione della scena di sesso tra Cleonte e Claudia: se non si tratta di un romanzo erotico non credo ci sia bisogno di utilizzare determinati termini e rimuginarci sopra

Ma....l'epilogo mi ha spiazzata. Immaginavo l'ingresso di Meredith nella sua nuova dimora, attendevo con ansia di capire chi fosse la "Signora" e invece...il nulla. Il libro finisce così

Avete presente quando guardate un film bellissimo, siete lì a farvi mille ipotesi, siete lì a soffrire coi personaggi e poi il tutto si conclude in un modo che vi fa dire : Beh? finisce così? 
Ho avuto la stessa sensazione leggendo Luna Nuova. A me piace un epilogo che dia soddisfazione o che faccia soffrire, non qualcosa che lascia il lettore frustrato, con un pugno di mosche in mano. 

Peccato perché l'inizio era davvero buono...

Una piccola nota: alla fine del racconto, nella sezione Ringraziamenti e nota dell'autore, troviamo queste righe: E se vuoi conoscere tutti i segreti nascosti in questo racconto, puoi scoprirli nella sua Versione Annotata ( non ho ancora scaricato questa versione, l'epilogo mi ha davvero lasciata con l'amaro in bocca). Consoliamoci con una tazza di cioccolata calda.

Ciò che ignoravo era che avessi una passione così sanguigna per i corpi esanimi- il suo viso si aprì in un sorriso allegro- ma trovo i degenerati come te estremamente divertenti e con me sarai al sicuro"

Lucia. 

La mappa da Vinci, Vittoria Haziel - Review Party -

giovedì 30 novembre 2017
Un messaggio nascosto da Leonardo sulla sacra sindone Quale chiave può decifrare un enigma geniale?

Iniziamo la giornata con un review party edito dalla Newton Compton su la mappa da Vinci, un thriller storico che collega Leonardo da Vinci ad un indagine accurata.



la mappa da vinci

Vittoria Haziel


Editore: Newton Compton Editori
Prezzo: 10,00€
Pagine: 345
Genere: Thriller storico

Trama: Dalla basilica del Corpus Domini di Milano è stato rubato un quadro. Si tratta di un’opera di Davide Vicin, che reinterpreta Il cenacolo di Leonardo da Vinci. Insieme al dipinto è sparito anche il suo autore, un artista da sempre affascinato dall’enigma della Sacra Sindone. All’indagine ufficiale del commissario Coppola si affianca quella di due amici, Liza, studiosa di Leonardo, e Ivan, esperto di esoterismo. In una ricerca che sembra quasi una caccia al tesoro, Liza e Ivan s’imbattono in personaggi strani e inquietanti, una suora, autrice di una riproduzione della Sindone, un cardinale dalla condotta tutt’altro che ortodossa, e dovranno confrontarsi con complicati misteri, enigmi e simboli da interpretare. Ogni indizio sembra condurre inesorabilmente a Leonardo. Uomini di Chiesa e squadre di polizia, realizzatori di documentari e satanisti: tutti coinvolti in una corsa per la decifrazione dei messaggi lasciati sul telo di Torino dal più grande genio di tutti i tempi…

Scrivere questa recensione non mi è facile e sono sicura che arrivando alla fine, ci si sentirà più confusi di prima. In generale il libro mi è piaciucchiato, sono arrivata fino alla fine in pochissimo tempo, ma non mi ha lasciato quella sensazione nel definirlo un libro da togliere il fiato. E' un thriller storico, ma andrebbe rivisto in diverse parti. Si ha una sensazione di piacevolezza nella lettura, ma al contempo non si ha quella sensazione di tanto fascino. Ma procediamo dall'inizio.

Già dalle prime pagine l'ambientazione ci porta nella basilica Corpus Domini di Milano con l'azione avviata, nella notte scompare un quadro senza lasciare nessuna traccia. Ovviamente i frati e il guardiano della basilica, rimangono sconcertati all'idea che un quadro non poi così famoso è stato portato via, senza lasciare indizi e senza avere poi quell'importanza di altri quadri famosi. In questa figura della caccia al quadro, troviamo il commissario che cerca di indagare, di capire cosa succede, trovandosi coinvolto in una vicenda più grande. Pagina dopo pagina assistiamo letteralmente al caso, da una parte diveniamo spettatori di un indagine via via sempre più ricca, dall'altra ci troveremo noi stessi ad indagare. I personaggi che il commissario si ritrova ad affrontare sono diversi, alcuni più accentuati degli altri, ma non rovinano la scena del romanzo.

Ma qual è la verità che ha portato qualcuno a rubare un quadro? E' davvero ciò che sembra? 

Preso così superficialmente il romanzo non è affatto male, ma in alcune parti mi ha ricordato molto il romanzo di Dan Brown, Il codice da Vinci, lasciando quindi la sensazione di un qualcosa di già visto. Il commissario, il nostro protagonista, spazia tra la voglia di farsi conoscere e la voglia di mistero, non rilascia totalmente la sensazione di un personaggio che spicca dalla carta, ma rimane sempre in maniera statica, trascinato dagli eventi e da ciò che succede, mentre in realtà per un personaggio di una certa importanza nelle indagini, avrei voluto quella sensazione in più di potere, quel pugno chiuso che non solo indaga ma possiede letteralmente la scena.

Diversi capitoli dopo il romanzo cambia e svela i vari enigmi che lascia non solo ai protagonisti, ma al lettore stesso. E' interessante visualizzare l'accurata ricerca dell'autrice per sviluppare enigmi e codici che portano entrambi a soluzioni a volte irreali. L'autrice pagina dopo pagina crea un mistero, un qualcosa di nascosto di fronte a qualcosa di reale; quel labirinto di misteri diviene un gioco e noi giocatori o pedine con cui giocare. Lo stile dell'autrice è fluido, la scrittura è pulita, ma non rilascia quell'adrenalina che ci si aspetta da un grande thriller storico.

Sembrerà un angioletto quando asciutto sarà, è una frase che casca a pennello per questo romanzo. 

Il giglio di fuoco, Vic Echegoyen - Recensione -

mercoledì 29 novembre 2017
Una dama fascinosa e maledetta alla corte del re di Francia.

E' da queste parole - e dalla copertina - che il romanzo mi ha incuriosito, arrivando a leggerlo in pochissimo tempo. Nonostante oggi sia mercoledì, quindi tempo di www, preferisco dar spazio a questa recensione e confrontarmi con chi il libro lo ha già letto e chi abbia voglia di iniziare a farlo. 


IL GIGLIO DI FUOCO

Vic Echegoyen


Editore: Sonzogno
Prezzo: 19,50€ 
Pagine: 539

Trama: Francia, durante la Guerra dei trent’anni. Quando il cardinale Richelieu incarica Léon, segretario di stato e capo delle sue spie, di una rischiosa missione segreta in Borgogna, territorio nemico, questi non immagina che dovrà trovare, catturare ed eliminare la donna più pericolosa del regno. Mentre la caccia avanza e la misteriosa preda trova mille stratagemmi per sfuggire ai suoi persecutori, vengono gradualmente alla luce la personalità e il passato dell’eroina braccata: una spregiudicata avventuriera, proveniente dai bassifondi della società, ripudiata fin da piccola dai genitori e marchiata a fuoco dall’Inquisizione, capace però di conquistare le corti di Londra e Parigi grazie al fascino, all’astuzia e a un ingegno senza scrupoli. Aveva saputo entrare anche nelle grazie dell’uomo più potente di Francia, il cardinale; ma ora, al termine di una sequela di raggiri e inganni, inizia tra i due – i cui destini sono intimamente intrecciati – l’ultima sfida, nella quale entrambi metteranno a rischio la propria fortuna, la propria vita, e perfino la pace in Europa. Scrupolosamente documentata e scritta con eleganza e semplicità, l’opera di Vic Echegoyen possiede il dono dei migliori romanzi storici, che riescono a trasportare il lettore in un’epoca lontana grazie alla forza dei loro personaggi e a una trama piena di sorprese.

La donna più pericolosa del paese deve essere assolutamente eliminata. E' così che inizia questo romanzo e già qui la mia vena di curiosità comincia ad aver fame. Siamo in Francia durante la guerra dei trent'anni e il cardinale Richelieu ha bisogno di trovare e condannare quella donna così meschina e potente. Ma è davvero il male che il paese condanna? E chi è quella donna tanto odiata? Il nostro pomposo e odiatissimo cardinale, convoca il segretario di stato e capo delle spie: Leon, per trovare la fuggitiva misteriosa è qui che, il predatore, inizia la caccia contro una preda sfuggente. Per riconoscere la donna è molto semplice, ha un marchio a fuoco di un giglio, marchio che la condanna dall'Inquisizione come strega. 
Il viaggio per trovarla è molto lungo, pieno di intrighi, misteri, tradimenti e condanne forse a vuoto. L'intreccio tra Leon e Isabelle viaggia tra due binari che si incrociano spesso, un passato e un presente che si mescola allo sfarzo dell'ambientazione e alle congiure nascoste nell'ombra. Isabelle come voce narrante della sua storia ci apre la porta del passato, del suo passato, di come la sua vita è sempre stata diversa sin dall'inizio e di come l'arte di vendersi, di comunicare, di influenzare, l'abbia aiutata in un periodo di troppo sfarzo e troppa violenza al tempo stesso. Leon viaggia invece nel presente, nella ricerca di trovare quella donna e dirigersi in quella tanto odiata Borgogna che ospita qualsiasi individuo abbia bisogno di aiuto.

Il ritmo corre veloce e il bisogno di sapere, di capire perché quella donna ne diviene tanto odiata, marchiata di stregoneria e imbrogli, si mescola alla sorpresa dei luoghi che l'autrice racconta. Siamo in Francia e tocchiamo anche Londra, siamo nell'affascinante magnificenza di Parigi e, percorriamo i misteri di famiglie e discendenti che appaiono come maschere di cera dinanzi a fiamme di candele che, pagina dopo pagina, aumentano il loro vigore.

Nonostante la mole del romanzo e i suoi personaggi, tutto il volume avanza come un mare in tempesta. I minuziosi dettagli del romanzo si mescolano alla curiosità del lettore, invogliandoci ancora di più a continuarne la lettura e ad arrivare alla fine con la nostalgia di averlo già finito, cosa che per un romanzo che sorpassa le cinquecento pagine, è comunque quasi assurdo.

Il giglio di fuoco nasce come romanzo storico, eppure si cataloga benissimo in quasi tutti i generi, arrivando addirittura al thriller per come l'adrenalina scorre nelle nostre vene. L'attenta ricerca storica, si sente e si legge comunque ad ogni pagina, nulla viene lasciato al caso e fino all'ultimo, l'autrice domina i suoi personaggi senza rischiare che essi prendano troppo il sopravvento nella storia, rischiando di mescolarne troppo il contenuto. L'alternanza a volte dei capitoli con il trovarsi nella testa di Leon, tra i suoi pensieri e i suoi dubbi, mi è piaciuto parecchio. Non ho un personaggio definitivo a cui mi sono legata, in quanto ogni individuo - a parte ovviamente il pomposo cardinale - mi ha lasciato qualcosa, ogni loro gesto, la loro personalità che esce fuori dalla carta, mi ha dato la possibilità di sentirli vivi e, se da una parte, vederli quasi in carne e ossa, dall'altra sentirmi io stessa uno di loro. 

Da allora, ovunque fossi, il giglio marchiato a fuoco sul braccio mi avrebbe sempre smascherato come una criminale, in fuga per il resto della vita. 

Il giglio di fuoco è un romanzo complesso, ma ha tutto ciò che un lettore avido può desiderare: ha una lettura coinvolgente, ha un contenuto che ti fa sentire la sensazione di fiato sul collo se si osa chiudere il romanzo, non si fa attendere, ogni capitolo deve essere divorato subito perché la curiosità avanza pagina dopo pagina. Ha personaggi complessi, storici e interessanti. Ha luoghi che sono già film, luoghi e periodi storici che lasciano quasi la bava alla bocca per le loro descrizioni. Ha giochi e intrighi dove l'autrice diviene una burattinaia che giostra i fili di noi poveri burattini. Ha una mole di cinquecento pagine che non si sentono assolutamente, Il giglio di fuoco non annoia, ma ti marchia la pelle.

Nonostante sia il primo romanzo dell'autrice è senza dubbio un libro che ha fascino e talento dei grandi classici, è un libro che non si dimentica. 

Giornata contro la violenza sulle donne. Ogni donna ha il diritto di splendere

sabato 25 novembre 2017
State molto attenti a far piangere una donna perché Dio conta le sue lacrime! La donna è uscita dalla costola dell’uomo, non dai piedi perché dovesse essere calpestata, né dalla testa per essere superiore, ma dal fianco per essere uguale, un po’ più in basso del braccio per essere protetta, dal lato del cuore per essere amata


Ci sono poche parole da dire oggi, nella giornata contro la violenza sulle donne. E' brutto l'idea che esista una giornata del genere, esista il ricordare che la donna non deve essere picchiata, che la donna non deve soffrire per colpa di un uomo che tanto uomo non è. E' triste pensare che ad oggi, nel 2017, dove il futuro è tecnologico, dove possiamo raggiungere in un attimo ogni località del mondo, ancora oggi, la donna venga maltrattata, utilizzata come un buco e gettata via nei modi più assurdi e violenti. E' triste sapere che una donna non ha possibilità di scegliere se poter uscire la sera da sola, è triste sapere che una donna non può avere la possibilità di far una passeggiata nei boschi, in strada o in un semplice parco senza esser molestata. E' triste sapere che una donna adesso, sembra che non abbia il diritto di vivere.  Oggi in questa giornata, insieme ad altre blogger, abbiamo deciso di ripercorrere un blogtour silenzioso, un blogtour sulla giornata contro la violenza sulle donne e nella mia tappa vi parlo di un romanzo che mi ha fatto piangere, che mi ha lasciato il segno e il bisogno di splendere.


splendi piu' che puoi

Sara Rattaro 


Editore: Garzanti 
Prezzo: 16,00€
Pagine: 222

Trama: L’amore non chiede il permesso. Arriva all’improvviso. Travolge ogni cosa al suo passaggio e trascina in un sogno. Così è stato per Emma, quando per la prima volta ha incontrato Marco che da subito ha capito come prendersi cura di lei. Tutto con lui è perfetto. Ma arriva sempre il momento del risveglio. Perché Marco la ricopre di attenzioni sempre più insistenti. Marco ha continui sbalzi d’umore. Troppi. Marco non riesce a trattenere la sua gelosia. Che diventa ossessione. Emma all’inizio asseconda le sue richieste credendo siano solo gesti amorevoli. Eppure non è mai abbastanza. Ogni occasione è buona per allontanare da lei i suoi amici, i suoi genitori, tutto il suo mondo. Emma scopre che quello che si chiama amore a volte non lo è. Può vestire maschere diverse. Può far male, ferire, umiliare. Può far sentire l’altra persona debole e indifesa. Emma non riconosce più l’uomo accanto a lei. Non sa più chi sia. E non sa come riprendere in mano la propria vita. Come nascondere a sé stessa e agli altri quei segni blu sulla sua pelle che nessuna carezza può più risanare. Fino a quando nasce sua figlia, e il sorriso della piccola Martina che cresce le dà il coraggio di cambiare il suo destino. Di dire basta. Di affrontare la verità. Una verità difficile da accettare, da cui si può solo fuggire. Ma il cuore, anche se è spezzato, ferito, tormentato, sa sempre come tornare a volare. Come tornare a risplendere. Più forte che può.

Splendi più che puoi è un libro fatto di emozioni, capace di travolgerti come un fiume in piena e farti male, male da morire. Splendi più che puoi è capace di farti scavare una fossa per contenere tutte quelle lacrime che fanno male, ma che nonostante tutto hanno il sapore di rinascita. 

Sara Rattaro con un contenuto fatto di prosa e poesia, con musica classica e danzante, narra la testimonianza, realmente vissuta, di una donna che ha dovuto sopportare, tanto, troppo per amore. Una donna che ha messo da parte se stessa, subendo una condanna che nessuno dovrebbe dare ad un essere umano, la condanna di un uomo.. che tanto uomo non è: le botte, l'umiliazione e la dignità perduta.
Emma, la nostra protagonista, sopravvive isolata al resto del mondo per via di un marito affetto sicuramente da problemi psichiatrici, ma quando Emma rimane incinta e partorisce una splendida figlia, ha bisogno di trovare la forza, di vivere, di fuggire da quella situazione per lei, per quel gioiello prezioso messo al mondo dal suo grembo.

Dopo qualche pagina, si entra totalmente nella vita di Emma e ahimè l'umiliazione, le botte, il buio, i pianti, le paure, la mancata forza di vivere, le sentiamo tutte sulla pelle. Sara Rattaro ci rapisce, ci porta con lei fino all'ultima pagina, sperando di vedere finalmente un piccolo sorriso su di noi, su di lei, su di loro.

Recensirvi questo libro adesso nella giornata contro la violenza sulle donne, è voluto, non per parlarvi di un libro qualsiasi - perché purtroppo sulla violenza che le donne subiscono ci sono tantissime testimonianze - ma per darvi quella botta, quella scossa che Sara Rattaro mi ha portato e per il messaggio che la sua vera protagonista lascia ai suoi lettori, il messaggio di forza, di rinascita. Non siamo noi le colpevoli, non siamo noi le sbagliate, siamo donne che amano, che amano a volte troppo, ma quando l'amore che riceviamo diventa sbagliato, cattivo, violento.. è lì' che dobbiamo lasciare andare e non sentirci in colpa. Un uomo non cambia, noi non possiamo cambiarlo, non dobbiamo crescere come le infermierine di qualcuno. Ogni donna merita di avere accanto un principe e non un uomo fatto di vuoto e cenere. 

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La ragazza della neve, Pam Jenoff - Review Party -

venerdì 24 novembre 2017

Lo so a cosa state pensando, anche oggi un review; eppure come avete notato i review a cui ultimamente sto partecipando sono libri che sto selezionando, quelle letture di cui in un modo o in un altro senti il bisogno di leggere. Questo romanzo non è affatto facile, a volte si rischia di voler interrompere la lettura e pensare ad altro, eppure si arriva comunque alla fine con l'amaro in bocca, con la riflessione che forse tanto male non è stato.


LA RAGAZZA DELLA NEVE

Pam Jenoff


Editore: Newton Compton Editori 
Prezzo: 10,00€
Pagine: 352


Trama: Noa ha sedici anni ed è stata cacciata di casa quando i genitori hanno scoperto che è rimasta incinta dopo una notte passata con un soldato nazista. Rifugiatasi in una struttura per ragazze madri, viene però costretta a rinunciare al figlio appena nato. Sola e senza mezzi trova ospitalità in una piccola stazione ferroviaria, dove lavora come inserviente per guadagnarsi da vivere. Un giorno Noa scopre un carro merci dove sono stipate decine di bambini ebrei destinati a un campo di concentramento e non può fare a meno di ricordare suo figlio. È un attimo che cambierà il corso della sua vita: senza pensare alle conseguenze di quel gesto, prende uno dei neonati e fugge nella notte fredda. Dopo ore di cammino in mezzo ai boschi Noa e il piccolo, stremati, vengono accolti in un circo tedesco, ma potranno rimanere a una condizione: Noa dovrà imparare a volteggiare sul trapezio, sotto la guida della misteriosa Astrid. In alto, sopra la folla, Noa e Astrid dovranno imparare a fidarsi l’una dell’altra, a costo della loro stessa vita.

La nostra protagonista è una ragazzina di sedici anni. eppure la vita con lei non è stata facile, Noa di anni sembra averne addirittura il triplo. Ha un marchio ed un passato addosso che la tormentano. Il dolore, l'amarezza, la rabbia e la paura le scavano dentro giorno dopo giorno, non sembra nemmeno più aver necessità di vivere. La nostra protagonista non ha avuto scelta di decidere, quel bambino, il suo bambino doveva andare via, deve andar in adozione in una famiglia, lei è una madre ma solo per il momento, lei è stata accolta ma ora non ne ha più bisogno.

Come può vivere una madre con un tormento del genere? Come può l'amore per un figlio, per quella creatura nata dal proprio grembo, dividersi e allontanarlo? 

Pam Jenoff a tratti in maniera molto cruda, riesce a farci sentire esattamente quel dolore nelle nostre viscere. La scrittura così evocativa ed intensa, si scava posto nel nostro animo quasi a bloccarci il respiro e a voler allontanare quel dolore, quella perdita di Noa che ora sentiamo nostra. 

Noa fugge dalla situazione in cui si trova e di istinto ancora materno, per via della rabbia e della necessità di riscattare quella perdita subita, si ritrova a rapire un bambino giustificando la sua azione con il bisogno di salvarlo da quei campi di concentramento tanto atroci. Noa scappa e il suo fuggire lo viviamo capitolo dopo capitolo, viviamo le sue emozioni intensamente fino a dimenticare la realtà e a voler continuare a leggere. 

La ragazza della neve non è un libro facile da digerire, pagina dopo pagina si sente la pressione della protagonista, la sua paura che entra nella pelle. Il periodo della seconda guerra mondiale, dei campi di concentramento, dell'odio instaurato nelle persone è un periodo complesso da trattare, un periodo quasi da prendere con le pinze per non sottovalutare tutto il buio che c'è stato; eppure l'autrice riesce in maniera molto naturale a parlare di quel periodo, senza comunque intercorrere in banalità o superficialità.
I personaggi secondari nella vita di Noa, le persone che la salveranno non sono affatto secondari, sono personaggi abbastanza pieni, ognuno con la sua individualità e caratteristica, trasportano la protagonista in un ruolo diverso, cercando di spintonarla verso la vita e non solo la sopravvivenza.

Nonostante il dolore, nonostante quel segreto che Noa nasconde, quel bambino non suo spacciato per altro, Noa comincia a vivere piano piano grazie ad Astrid, che l'aiuta e che le fa comprendere che nel buio c'è ancora un po' di luce. 

L'alternanza tra i capitoli, il trovarsi nella vita e nei pensieri di Astrid e Noa ci porta a capirle entrambe piano piano, da una parte la ovvia paura e l'insicurezza di Noa e dall'altra il bisogno di proteggerla di Astrid e di saperla felice.

La ragazza della neve è un terremoto nel nostro animo, è violento e crudo nelle sue azioni, è il bisogno di vivere e non solo sopravvivere, è un romanzo pieno di messaggi e a volte non è facile continuare a leggerlo.