La mano sinistra del buio, Ursula K. Le Guin - Recensione -

martedì 2 novembre 2021

LA MANO SINISTRA DEL 

BUIO


Ursula K. Le Guin


Trama: Sul pianeta Inverno, coperto di ghiacci perenni e dominato da una struttura semi-feudale, l'Ecumene ha inviato un emissario, Genly Ai, incaricato di convincere gli indigeni a unirsi alla Lega. Non sarà facile per lui entrare in contatto con gli abitanti di quel mondo alieno, ancora ignoto, che trascorrono i cinque sesti della loro esistenza in uno stato ermafrodito neutro, per poi essere maschi o femmine solo nei giorni del kemmer. Per riuscire nel suo intento, l'Inviato dovrà superare differenze biologiche, culturali, psicologiche, sociali e comprendere articolate organizzazioni politiche, oltre che affrontare condizioni estreme in un attraversamento del grande Nord degno di Jack London. Opera rivoluzionaria per i suoi aspetti concettuali e stilistici, "La mano sinistra del buio" descrive – nota Nicoletta Vallorani – «la progressiva costruzione di un rapporto di amicizia tra diversi che oltrepassa con spontaneità struggente ogni genere di differenza, e ogni differenza di genere». La nuova traduzione di Chiara Reali riesce a restituire tutti i colori di un testo complesso e delicato, un romanzo dallo stile fluido e composito, che mostra come categorie da noi ritenute determinanti non lo siano affatto, e come sia possibile progettare una cultura che da esse prescinda. «È questo che insegna la creazione immaginaria,» conclude Vallorani «ipotizzare mondi che potrebbero insegnarci qualcosa sul nostro.»

La mano sinistra del buio di Ursula K. Le Guin non è soltanto un romanzo ma un dono che, leggendo, si fa a se stessi. Quell'abbraccio stretto che conforta, quella coperta nei momenti in cui il freddo penetra fino le ossa. La mano sinistra del buio è quella parola che spesso è così difficile da pronunciare rivolto al nostro io più profondo: scusa. 

Ursula K. Le Guin non si cura e non ha interesse nel dimostrare la scorrevolezza del suo stile e l'intensità con cui racconta la storia. Non le importa se i toni possano risultare a volte cupi e ostili; il luce e il buio devono essere raccontati se poi fanno male a chi li legge che importa? Alla fine, si riuscirà comunque a perdonarsi e ad apprezzare il conforto che dona. 

Pagina dopo pagina il lettore si troverà fragile davanti all'intensità dell'opera e ai sentimenti che riga doro riga verranno fuori. Il dolore, la rabbia, il senso di finitezza, la consapevolezza che forse nel profondo l'opera non sia solo immaginaria. La mano sinistra del buio è completa e, allo stesso tempo, troppo breve arrivando alla fine sentendosi di nuovo soli e con la necessità di ricominciare la storia. 

Immergersi in La mano sinistra di Dio non è difficile; la difficolta sta nel staccarsi dal pensiero di avere Ursula K. Le Guin come migliore amica per tormentarla anche nelle notti in bianco pur di ascoltare storie di ghiaccio. 

Nelle terre create dall'autrice si osserva l'inquietudine, la diversità, l'apparenza di qualcosa che è finto, il dolore esplicito, la paura ma, allo stesso tempo, il raggiungimento della speranza e del destino già scritto grazie non soltanto alla creatività di una mente così potenziale ma alla sua scrittura che spinge al confronto con se stessi e a quella necessaria ricerca di qualcosa di diverso e appagante.

Ursula K. Le Guin ha trovato il suo posto nel mondo e, con La mano sinistra del buio, alimenta il nostro bisogno di farlo. 






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