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Notti di versi insonni, Diario di veglia, Josyel - Recensione -

giovedì 14 aprile 2022

NOTTI DI VERSI INSONNI


Diario di veglia

Josyel

Trama: Scrivere, nelle lunghi notti di veglia post lockdown 2020, diventa una necessità, un'urgenza fisica per sopravvivere al tormento dell'insonnia. Riscoperta poeta, l'autrice ci conduce nelle tribolazioni delle pieghe notturne, con un diario di emozioni, sensazioni e descrizioni del mondo circostante, nelle ore più intime del riposo dell'anima. Tre gli argomenti che scaturiscono da queste riflessioni: la Spiritualità, la Natura, l'Insonnia stessa e il suo travaglio. Questo volume di poesie è dedicato a tutti coloro che non ricevono, la sera, il bacio della buonanotte da Morfeo.





Prima di iniziare la recensione di questa splendida opera, devo scusarmi con voi lettori e con gli autori per la latitanza e i ritardi nella pubblicazione degli articoli, ma il lavoro non mi permette di ritagliare tempo sia per la lettura di un testo, sia per la sua recensione. Dunque, mi tocca prendere appunti in fogli sparsi a fine lettura per poi abbozzare la recensione sul sito appena ho qualche istante di fiato. Eccomi qui allora a parlarvi di Notti di versi insonni, un testo che ho sottolineato in quasi tutte le sue parti, un'opera letteraria che ho sentito mia sin dalla prima pagina.

Notti di Versi Insonni è un percorso lungo che arriva a toccare le corde dell'anima dell'autrice, riproponendoci una nuova visione di rinascita e il bisogno di tornare a respirare.

Non sono mai stata un'appassionata di poesie; eppure, Notti di Versi Insonni già dalla copertina smuove dubbi e voglia di conoscere cosa si nasconde sotto quel velo così delicato. Versi diversi a ogni pagina che mostrano l'illusione di avere una corazza di cristallo, pronta a frantumarsi al primo tocco. 

La scrittura acerba dell'autrice valorizza e dona significati nascosti a ogni riga, sta al lettore poi servirsi del messaggio che riesce a raccogliere a fine lettura, rimanendo spiazzato davanti al calore che invade il petto.

Pagina dopo pagina Notti di Versi Insonni ci parla attraverso il dolore, la rabbia e l'amarezza; emozioni che l'autrice prova e restituisce provando a salvare chi la legge. 

La penna dell'autrice è fragile ma allo stesso tempo affascinante e inquieta perfetta per chi ha voglia di scoprire ancora cosa si nasconde nell'oscurità.  

My only Valentine, Elizabeth Rose - Recensione -

domenica 6 marzo 2022

MY ONLY VALENTINE


Elizabeth Rose

Trama: A volte, anche le migliori intenzioni possono ritorcersi contro. È quello che succede all’avvocato Patrick Hanks, determinato a proteggere Reese da ogni cosa che la circonda; però, quando il passato bussa letteralmente alla porta, Patrick teme che tutto possa scivolargli dalle dita. L’unica cosa che desidera Reese è stare accanto all’uomo che ama; nel frattempo deve prendersi cura di sua sorella Scarlett, prepararsi a diventare madre e cercare un nuovo lavoro. Reese è tenace e caparbia, ma quando si tratta di Patrick, la sua sicurezza vacilla: è davvero cambiato? E mentre San Valentino si avvicina, entrambi dovranno imparare a fidarsi l’uno dell’altro, soprattutto quando un uragano si abbatterà sulle loro vite, rischiando di portarli alla deriva, perché le cose, spesso, non sono quelle che sembrano.



Appena ho saputo dell'uscita di My only Valentine di Elizabeth Rose non ho esitato un attimo a voler leggere la storia, spin off del precedente Be my Christmas present

È stato bellissimo ritrovare Patrick e Reese, ormai felicemente innamorati e coinvolti l'uno dall'altra. Reese è incinta e, pur essendo felice che la sua vita sia stata stravolta, continua ad aver paura: paura di non essere abbastanza per Patrick, paura di non essere una sorella abbastanza presente per Scarlett, paura di non essere adeguata al ruolo di madre. 

Sarò un disastro, probabilmente non riuscirò a distinguerli l'uno dall'altro, oppure darò due volte il biberon allo stesso figlio, mentre l'altro morirà di fame, e i pannolini? Non ne cambio uno da quando è nata Scarlett e non ero neanche veloce…e nemmeno attenta!

L’autrice riesce perfettamente a rendere i dubbi e lo stato d'animo di una futura mamma alle prese con gli ormoni e l'ansia per il futuro: Reese è tante cose assieme ed esprime perfettamente il concetto della donna che alla fine riesce a far tutto e non vuol rinunciare alla propria indipendenza. 

Dal lato opposto troviamo un Patrick iperprotettivo nei confronti della donna che ama, ma il bello è proprio questo: un compagno che nonostante tutto non ti abbandona. 

Smetti di dire che sei sola, dannazione, perché non lo sei! Io sono qui, Reese, e non andrò da nessuna parte. 

La vita di coppia dei due innamorati rischia però di subire un brutto colpo non appena si presenta un ragazzo di nome Sam, che dice di essere figlio di Patrick. 

Può la dolce Reese farsi scoraggiare da questo? 

Non posso assolutamente spoilerare nulla, ma garantisco tante emozioni e dolcezza a non finire. 

Grazie ad Elizabeth Rose per averci permesso di sbirciare ancora un pochino nella vita dei suoi personaggi di carta: una storia che fa bene al cuore e che ci regala meravigliose sensazioni con una penna ricca di particolari e, allo stesso tempo, poetica e intensa.

Le emozioni che l'autrice racconta sono quelle di cui tutti abbiamo bisogno soprattutto in un periodo storico come questo. 

Non è vergogna. Tu bruci piccola, bruci per me. Nulla può essere paragonato a questo. Non esiste qualcosa di più attraente, di più sexy, qualcosa che mi faccia impazzire di più

I labirinti di Notre-Dame, Barbara Frale - Recensione -

mercoledì 23 febbraio 2022

I LABIRINTI DI NOTRE-

DAME


Barbara Frale

Trama: Una misteriosa reliquia unisce i destini di Parigi e Roma Anno del Signore 1300. Padre Baldrico de Courtenay, abate del ricco monastero di Saint-Germain a Parigi, viene trovato morto sul sagrato di Notre-Dame: l'assassino ha lasciato sul corpo orribili mutilazioni e una scritta il cui senso è indecifrabile. A Roma, intanto, ignoti aggressori pugnalano a morte padre Angelerio da Ferentino, per impedirgli di consegnare a Bonifacio VIII una reliquia dal valore inestimabile. Mentre il vescovo di Parigi, Simone Matifort, indaga per capire chi abbia ucciso l'abate di Saint- Germain, Crescenzio Caetani, baccelliere di medicina e nipote di Bonifacio VIII, ipotizza che la reliquia sottratta a padre Angelerio sia finita a Parigi, nelle mani del re di Francia. C'è dunque Filippo il Bello dietro la morte del frate francescano? E perché qualcuno ha massacrato l'abate di Saint-Germain, lasciando inoltre sul corpo un misterioso messaggio? Arnaldo da Villanova, medico del papa ed esperto di dottrine esoteriche, non ha dubbi: la reliquia rubata non è un oggetto sacro, ma opera del Maligno, e sarà in grado di scatenare una guerra rovinosa fra i troni più potenti della terra. Due cadaveri senza nome. Una reliquia preziosa. Quali misteri legano Roma a Parigi?

Per la storia, Barbara Frale è un nome e una garanzia. Con i romanzi precedenti l'autrice aveva già dimostrato di avere una scrittura minuziosa e accurata nei dettagli storici, frutto di ampia e attenta ricerca e I labirinti di Notre-Dame non è da meno.

La trama così ricca non rivela soltanto un classico thriller storico ma trasporta il lettore in un testo che occhieggia alla filosofia e ai misteri esoterici, accontentando sia gli amanti dei romanzi storici sia gli amanti dei thriller più psicologici.

Ho letto in poche ore questo romanzo rimanendo estasiata davanti alle precisazioni storiche e alla ricerca dei personaggi principali contro un destino nefasto. La misteriosa reliquia sembra divenire un pretesto per riflettere sulla propria coscienza e sulla quotidianità dell'epoca. 

Barbara Frale gioca con il lettore stimolando la sua curiosità pagina dopo pagina alternando uno stile scorrevole con l'alternanza dell'azione e dell'adrenalina. Non mancano poi i dialoghi, le attenzioni del linguaggio del corpo che diventano punti di forza e di emozioni che il lettore gusterà a piccole dosi.

Tutto ciò che l'autrice narra all'interno della storia sembra nascondere molto altro, non volendo raccontare al lettore tutto ciò che scopre ma invitandolo a seguire i suoi passi per scoprire cosa si nasconde. 

L'alternanza dei pov così ricchi in dettagli psicologici portano a soffermare il pensiero davanti ai loro stessi occhi e tutto ciò non rovina la lettura ma ne risalta il genere divenendo intenso ed entusiasmante.

Nonostante I labirinti di Notre-Dame sia inserito in catalogo come un romanzo storico, in realtà ha sfumature completamente diverse sullo sfondo di una continua ricerca che rimane scolpita nell'immaginario del lettore. 

Domina la storia, l'architettura e la stessa inquietudine e malinconia dei personaggi, in una prosa esigente e limpida allo stesso tempo. L'elenco dei molti personaggi, il contrasto con il potere papale e la monarchia in ambientazioni diverse si collegano in una visione contemporanea che lascia al lettore la sensazione di ricchezza d'animo come se Barbara Frale invitasse il lettore a ricercare quei riferimenti storici suggerendogli che nella vita non si smette mai di imparare.

Barbara Frale non è soltanto un'autrice di genere ma una donna che sorprende valorizzando ogni pagina sottolineando l'elemento thriller come un vero e proprio trampolino verso riflessioni storiche. Come ci saremmo comportati al posto dei personaggi davanti a quell'omicidio brutale? Qual è il reale valore della vita?

Barbara Frale fa della storia la sua tradizione letteraria sviluppando con la sua voce il bisogno di gridare al mondo di non dimenticare ciò che l'uomo ha passato e non perde mai di vista il bisogno di dare al lettore ciò che vuole: storie diverse e ricche allo stesso tempo. 

Leggere I labirinti di Notre-Dame è tornare indietro nel tempo e provare a capire quali siano le nostre radici; è sbirciare poi in un qualcosa di mistico diventando capolavoro psicologico e adrenalinico allo stesso tempo. 



Be my Christmas Present, Elizabeth Rose - Recensione -

venerdì 24 dicembre 2021

BE MY CHRISTMAS 

PRESENT 


Elizabeth Rose

Trama: “Prenditi cura di tua sorella”: le uniche parole che il padre le ha lasciato, prima di sparire. Reese Sheridan mette sottosopra la propria vita per occuparsi della piccola Scarlett, di soli sei anni, ma il compito è più difficile di quanto abbia immaginato, e gli errori le tendono l’agguato troppo spesso, fino a quello che temerà possa essere l’ultimo. Patrick Hanks è un avvocato di successo, e ambizioso. Quando si sparge la voce che uno dei più grandi magnati dello Stato è in cerca di un nuovo legale, Patrick è pronto a qualunque compromesso pur di essere scelto dall’eccentrico milionario, anche sapendo che una delle condizioni è smettere di frequentare una donna diversa ogni settimana. Ha un progetto ben preciso da seguire, ma un imprevisto fa crollare il suo piano. Perché quella ragazza è nel suo appartamento, in piena notte e con una bambina? Chiamare la polizia è la cosa giusta ma qualcosa lo trattiene… e la sua esitazione innescherà un precipitare degli eventi, dove realtà e finzione non avranno più confini così definiti come dovrebbero. Patrick e Reese abiteranno sotto lo stesso tetto, seguendo le regole ben precise di un accordo siglato da entrambi, fino quando, poco prima di Natale, tutti i tasselli verranno di nuovo mescolati.

Buongiorno a tutti amici lettori. Oggi vi parlo con enorme soddisfazione di " Be my Christmas present" di Elisabeth Rose. 

Reese è una ragazza poco più che ventenne che all'improvviso, dopo la morte della madre e la fuga di un padre latitante perché accusato di truffa ai suoi clienti, si ritrova a barcamenarsi tra mille difficoltà e con una sorellina da accudire. Ma il destino ha in serbo qualcosa di grande per lei, perché l'incontro con Patrick, ricco avvocato playboy, può davvero cambiare il corso della sua storia. 

La scrittura di Elisabeth Rose è avvincente e accattivante, i dialoghi e le situazioni descritte avvolgono il lettore in una curiosità tale da indurlo a divorare il libro, per poter capire cosa succede davvero alla fine. 

Reese è una donna apparentemente fragile, ma combattiva e pronta a tutto pur di garantire una vita serena e dignitosa alla sua sorellina. Patrick è un avvocato di successo, uno che passa da una storia all'altra, uno che non pensa di aver bisogno degli altri per poter essere soddisfatto: lui si basta da sé, il successo, i soldi e il sesso gli danno la stabilità necessaria. 

Ma cosa succede quando un essere umano scopre di essere felice anche aiutando gli altri e accollandosi problemi che non gli toccherebbe risolvere? 

"Guardami" le ordinò di nuovo." Farò l'amore con te in mille modi diversi. Con te, capisci? Sono solo tuo". 

Nessun uomo è un'isola, diceva qualcuno, e la bella morale di questo piccolo grande libro è che la vita è bella quando è condivisione e voglia di donarsi al prossimo. 

Superare l'individualismo e concentrarsi non solo su sé stessi, ma abbandonarsi al desiderio di condividere e di essere parte integrante di una famiglia, non più uno ma due. 

Questa storia merita di essere letta perché riscalda il cuore, è una bella storia di Natale, in diversi punti mi sono scappate le lacrime perché soffrivo con Reese, capivo i suoi dubbi, le sue sofferenze, la paura di non essere adeguata, il non sentirsi mai all'altezza nonostante i tanti sforzi, la paura dei sentimenti che si provano nei confronti di un uomo.

"Trovò il coraggio di risollevare lo sguardo sull'uomo che aveva capito di amare, che avrebbe dovuto lasciare perché appartenevano a due mondo troppo distanti; sull'uomo che faceva sesso per soddisfare un bisogno fisico, mentre lei gli avrebbe donato l'anima". 

Reese è il simbolo di tutte coloro che nella vita si sono sempre date da fare, che hanno studiato, lavorato e a volte hanno dovuto sacrificare i loro sogni. 

Ma la vita ripaga. 

Ed è bello lasciarsi andare e capire che si può, anzi si deve, essere felici.




Fairy Oak, Il destino di una fata, Elisabetta Gnone - Recensione -

lunedì 22 novembre 2021

IL DESTINO DI UNA FATA,


FAIRY OAK 


Elisabetta Gnone

Trama: Gli Occhi di Brace distruggono ogni cosa. Una nuova voce, quella dell’autrice, ci racconta la storia di Fairy Oak. Sa molte cose e moltissime ne svela, arricchendo il dipinto che ritrae il popolo della Valle di Verdepiano di dettagli assai curiosi e di nuove, inaspettate sfumature. Il nuovo romanzo di Elisabetta Gnone rivela tutti i segreti (o quasi) della comunità, buffamente assortita, che convive serenamente nel villaggio della Quercia Fatata. In questi anni all’autrice sono state rivolte tante domande e curiosità a proposito della saga, e ha pensato che un libro potesse colmare quei vuoti e risolvere quei dubbi che in tanti sentono ancora d’avere riguardo i suoi abitanti. Poiché l’autrice sa tutto di questa storia, ed è una voce fuori campo, può svelare segreti, entrare in dettagli e raccontare aneddoti e situazioni che i suoi personaggi non possono conoscere o riferire. Per esempio Elisabetta sa quando Grisam Burdock s’innamorò di Pervinca Periwinkle – il momento esatto – e quando il cuore del giovane inventore Jim Burium diede il primo balzo per la sorella di Pervinca, Vaniglia. Sa cosa pensò la fata Felì la prima volta che vide dall’alto il piccolo villaggio affacciato sul mare ed è soprattutto di lei che vi narra, del primo e dell’ultimo anno che Sefeliceleisaràdircelovorrà passò a Fairy Oak, e di quei pochi istanti in cui si compie il destino di una fata. Un destino comune a molti, come scoprirete...


Siamo a casa. 
Non ci sono altre parole per descrivere questo libro se non siamo a casa. Negli anni, Fairy Oak è stato qualcosa di importante per me... fin troppo; è stata quella calda coperta che mi ha scaldato nei momenti freddi. Mi basta soltanto pronunciarne il nome per sorridere e sentirmi bene e, in tanti anni, solo Elisabetta Gnone ha la possibilità di farmi sentire così.

Ancora una volta, l'autrice ci riporta a casa raccontandoci ogni minuzioso dettaglio di ciò che abbiamo amato. Non c'è nulla che non funzioni in questo libro, solo che forse - almeno per me - finisce troppo presto. Il destino di una fata ci permette di guardare attraverso una finestra, proprio in quella valle che abbiamo amato, dandoci la possibilità di nuovo di stare bene con noi stessi e con i personaggi che sono diventati parte di noi, come se fossero un nostro prolungamento. 

Fairy Oak non è una lettura semplice di quelli che prendi e dimentichi: Fairy Oak è un'esperienza e si vive come tale. Elisabetta Gnone è la dimostrazione che uno scrittore è anche un musicista, un compositore che tratta le parole come in una sinfonia. Anche qui, ne Il destino di una fata, il suo stile di scrittura è poetico e melodioso e i personaggi diventano reali, presenti nella nostra famiglia.

Fairy Oak non è soltanto un libro ma una vera e propria reliquia da tenere salda a sé, da custodire e poi tramandare ai propri cari. Elisabetta Gnone ci ricorda quanto anche se adulti, bisogna sempre conservare l'ingenuità e la meraviglia del nostro bambino interiore. Non dimentichiamo di osservare il mondo con i suoi occhi, non dimentichiamo che su una foglia di un verde brillante, proprio lì, può esserci una fata ad attenderci venuta da un posto non poi così lontano. 

Anche questa volta la Salani Editore non tralascia nulla; come sempre le illustrazioni sono cariche di colori, intense ed evocative. Sono pennellate di arcobaleni che si abbracciano e ci fanno sospirare dallo stupore. Piccoli gioielli. 

I Figli del Marchio, Federica Caglioni - Recensione -

lunedì 15 novembre 2021

I FIGLI DEL MARCHIO

- LA RIVELAZIONE - 


Federica Caglioni 

Trama: Gli Occhi di Brace distruggono ogni cosa. Lei è una Occhi di Brace. E il suo destino è distruggere il mondo. Il consiglio della nazione le ha assegnato un maestro e ora Kesey deve abbandonare l’accademia di Cedria. Ma il viaggio che l’attende è ricco di pericoli e incognite, a iniziare dalla possibilità di non trovare mai l’uomo che dovrebbe trasformare lei, una manipolatrice del Fuoco, in un maestro manipolatore. Perché Kail Valerian è un fantasma, introvabile e sfuggente. Nessuno degli allievi che gli sono stati assegnati ha mai portato a termine il proprio apprendistato. Tutti hanno fallito, tornando alla vita prima dell’accademia. Kesey non può permettere che accada anche a lei, troppe vite dipendono dall’esito della sua missione, e da sola intraprende il cammino che la porterà ad attraversare la nazione alla ricerca di Valerian. In un regno dove la percezione di Acqua, Terra, Fuoco e Aria è ciò che definisce la vita umana, gli Occhi di Brace di Kesey sono un dono raro e imprevedibile, che, insieme alle sue origini, la metteranno di fronte alla crudeltà della nazione e delle sue rigide tradizioni. Il suo passato e quello di Valerian si intrecceranno. Il loro futuro scuoterà le fondamenta del loro mondo e lo condurrà verso la propria fine.;


Ci sono libri che ricordano piccoli pezzettini della vita e, quando succede, l'unica cosa che puoi fare è rileggere il libro una volta, due, tre anche quattro fino a quando ti entra dentro e non sai più se il romanzo si basa su di te o sulla creatura di carta creata dall'autrice.

Ho avuto la fortuna di leggere questo romanzo in anteprima. Di solito, il fantasy italiano, scritto da autori emergenti, non viene apprezzato; eppure, qui c'è tutto quello che una lettura deve fare: riempire l'anima del lettore che lo legge e lo assorbe.

La scrittura di Federica Caglioni permette al lettore di immergersi completamente all'interno della storia, in un testo ricco di minuziosi dettagli dove lo stile mostra al lettore ciò che fino ad allora ha immaginato soltanto e non c'è più il libro ma un'altra dimensione dove avvolgersi completamente, dove sentirsi a casa e non voler più andar via.

I vari personaggi possono, inizialmente, sembrare soffocanti per le loro numerose caratterizzazioni ma, pagina dopo pagina, come un meraviglioso puzzle tutto si incastra alla perfezione, rischiando di vivere poi difficilmente la vita quotidiana, quella vera, fuori dalle pagine.

I Figli del Marchio, la rivelazione ci ricorda quanto tutto può cambiare da un momento all'altro, quanto il bene così effimero può scomparire piano piano, lasciando spazio a qualcos'altro. In questa storia il continuo scontro e ogni azione, non hanno nessun tipo di rallentamento ma lasciano il lettore senza fiato, continuando a leggere per arrivare soltanto alla fine.

Purtroppo, è raro trovare stili di scrittura così creativa e allo stesso tempo rimanendo coerente con ciò che la letteratura si aspetta in questo tipo di genere. Il messaggio, così nascosto, in realtà viene fuori alla luce tra le pagine ribadendo il concetto di mostrare ciò che succede e non soltanto descriverlo. 

Federica Caglioni è limpida e comprende il sacrificio di chi scrive su carta. Il lettore si immagina lì, con lei, sentendo il bisogno di averla come migliore amica e non lasciarla andare per non perdere il mondo che ha costruito.

L'ambientazione così reale, i personaggi non più di carta e inchiostro ma di carne e ossa si toccano con mano; ci si guarda allo specchio vedendo il loro riflesso, si provano le loro stesse emozioni ed è questo ciò che un libro - ribadisco - deve fare: catturare l'attenzione, lasciare che il lettore dimentichi il giorno e la notte. 

I Figli del Marchio parla al cuore diventando la nostra coperta di Linus nei momenti no, nei momenti in cui ci si ha voglia soltanto di cadere e sprofondare. 

Come lettrice, ho amato completamente il suo nonostante tutto. Nonostante qualsiasi cosa succeda, si ha bisogno di raggiungere la meta. Nonostante la vendetta, l'amarezza della sconfitta, l'abbandono e la sensazione di fragilità, non ci si abbatte ma si corre, sempre più avanti affondando il volto in quelle pagine, cercando di entrare completamente nella storia.

Un libro pieno che devasta. Una medicina naturale che scalda. 

Devil's Flowers: Honor (Outlawed Malibù Vol. 2), Kyra Synd - Recensione -

sabato 6 novembre 2021

DEVIL'S FLOWERS: 

HONOR


Kyra Synd


Trama: Il diavolo degli Iron Skulls: temuto, odiato, ammirato e persino amato. Blaze deve lasciare Malibù per qualche tempo assieme a Shard, con una tabella di marcia che li dovrebbe portare in giro per gli States. Prima tappa: Kansas City. È qui che deve chiudere la sua vendetta dopo quindici anni, ma anche rivelare i progetti futuri che includono il compagno di viaggio. Tutto organizzato, studiato nei dettagli, finché una pantera non incrocia la sua strada. Blackie è sensuale, forte, decisa e con un segreto che lo coinvolge, pronta a tenergli testa nonostante le cicatrici che la segnano. Un’attrazione che non lascia scampo, un incendio fuori controllo che li potrebbe ridurre in cenere, tra sensi di colpa e bisogno di una seconda possibilità. Perché il fuoco deve bruciare per non morire. ATTENZIONE: contiene scene e linguaggio espliciti, con atti di violenza e criminali. Per i temi trattati si consiglia la lettura a un pubblico adulto e consapevole. Outlawed Malibù: serie erotic romantic suspense composta da volumi autoconclusivi, che possono essere letti singolarmente. Tuttavia, si consiglia la lettura in ordine di uscita. #1 The Pleasure Sea #2 Devil's Flowers - Honor 



Arrivati alla parola fine, la penna dell'autrice ha la capacità di disorientare il lettore e lasciarlo lì in balia di sentimenti contrastanti. Non sono amante del romance, nemmeno delle sue sfumature; tuttavia, Kyra Synd riesce a colpire chiunque la legga come un pugno nello stomaco: dritto e improvviso, talmente forte che non solo leggerei anche la sua lista della spesa ma la pubblicherei anche con la Dark Abyss Edizioni. 

Kyra ci scaraventa davanti alla realtà: le emozioni che si vivono sono forti e fanno male. L'amore fa male, la vita fa male ma così come il protagonista ci sono momenti in cui devi rialzarti, nonostante tutto. 

Ogni personaggio ha caratterizzazioni ben definite, in cui Kyra Synd sembra seguire regole ben precise nel suo stile di scrittura. Siamo partiti con una scrittura semplice e diretta e, con questo secondo volume, arriviamo a sentire la sua evoluzione o meglio rivoluzione. Kyra si reinventa e lo fa con l'aiuto delle sue creature. Ad ogni pagina è possibile scoprire che i personaggi, anche per la stessa autrice, non sono fatti di carta e inchiostro ma di carne, ossa e motociclette.

La storia continua a correre così come su una motocicletta e si ha difficoltà a lasciarla andare, a prendere un attimo di respiro perché Kyra così come una stella luminosa non permette di distogliere l'attenzione dal suo romanzo, nemmeno dalla stessa cover che cattura l'attenzione per i suoi particolari - e per, ovviamente, quel maschio in copertina -.

Devil's Flowers: Honor ha il gusto amaro del caffè senza zucchero: non è possibile capirlo subito, non è semplice accettare il suo gusto ma, alla fine, influenza al meglio la nostra giornata. Senza caffè e i suoi sostituti non si carbura e la stessa cosa succede con Devil's Flower: Honor senza lui il dark romance non ha nessun senso. 

Kyra Synd non lascia spazio ad altro: ci ingoia come un mostro nel suo mondo. Vuoi o non vuoi sei obbligato a rimanere all'interno del romanzo non avendo altro per cui esistere. L'autrice è senza dubbio una delle migliori penne dark romance che abbia mai letto. Con Devil's Flower: Honor si cresce ripensando poi a come sopportare ogni emozione.  


La mano sinistra del buio, Ursula K. Le Guin - Recensione -

martedì 2 novembre 2021

LA MANO SINISTRA DEL 

BUIO


Ursula K. Le Guin


Trama: Sul pianeta Inverno, coperto di ghiacci perenni e dominato da una struttura semi-feudale, l'Ecumene ha inviato un emissario, Genly Ai, incaricato di convincere gli indigeni a unirsi alla Lega. Non sarà facile per lui entrare in contatto con gli abitanti di quel mondo alieno, ancora ignoto, che trascorrono i cinque sesti della loro esistenza in uno stato ermafrodito neutro, per poi essere maschi o femmine solo nei giorni del kemmer. Per riuscire nel suo intento, l'Inviato dovrà superare differenze biologiche, culturali, psicologiche, sociali e comprendere articolate organizzazioni politiche, oltre che affrontare condizioni estreme in un attraversamento del grande Nord degno di Jack London. Opera rivoluzionaria per i suoi aspetti concettuali e stilistici, "La mano sinistra del buio" descrive – nota Nicoletta Vallorani – «la progressiva costruzione di un rapporto di amicizia tra diversi che oltrepassa con spontaneità struggente ogni genere di differenza, e ogni differenza di genere». La nuova traduzione di Chiara Reali riesce a restituire tutti i colori di un testo complesso e delicato, un romanzo dallo stile fluido e composito, che mostra come categorie da noi ritenute determinanti non lo siano affatto, e come sia possibile progettare una cultura che da esse prescinda. «È questo che insegna la creazione immaginaria,» conclude Vallorani «ipotizzare mondi che potrebbero insegnarci qualcosa sul nostro.»

La mano sinistra del buio di Ursula K. Le Guin non è soltanto un romanzo ma un dono che, leggendo, si fa a se stessi. Quell'abbraccio stretto che conforta, quella coperta nei momenti in cui il freddo penetra fino le ossa. La mano sinistra del buio è quella parola che spesso è così difficile da pronunciare rivolto al nostro io più profondo: scusa. 

Ursula K. Le Guin non si cura e non ha interesse nel dimostrare la scorrevolezza del suo stile e l'intensità con cui racconta la storia. Non le importa se i toni possano risultare a volte cupi e ostili; il luce e il buio devono essere raccontati se poi fanno male a chi li legge che importa? Alla fine, si riuscirà comunque a perdonarsi e ad apprezzare il conforto che dona. 

Pagina dopo pagina il lettore si troverà fragile davanti all'intensità dell'opera e ai sentimenti che riga doro riga verranno fuori. Il dolore, la rabbia, il senso di finitezza, la consapevolezza che forse nel profondo l'opera non sia solo immaginaria. La mano sinistra del buio è completa e, allo stesso tempo, troppo breve arrivando alla fine sentendosi di nuovo soli e con la necessità di ricominciare la storia. 

Immergersi in La mano sinistra di Dio non è difficile; la difficolta sta nel staccarsi dal pensiero di avere Ursula K. Le Guin come migliore amica per tormentarla anche nelle notti in bianco pur di ascoltare storie di ghiaccio. 

Nelle terre create dall'autrice si osserva l'inquietudine, la diversità, l'apparenza di qualcosa che è finto, il dolore esplicito, la paura ma, allo stesso tempo, il raggiungimento della speranza e del destino già scritto grazie non soltanto alla creatività di una mente così potenziale ma alla sua scrittura che spinge al confronto con se stessi e a quella necessaria ricerca di qualcosa di diverso e appagante.

Ursula K. Le Guin ha trovato il suo posto nel mondo e, con La mano sinistra del buio, alimenta il nostro bisogno di farlo. 






L'ombra su Innsmouth, H.P. Lovecraft - Review party -

domenica 31 ottobre 2021

L'OMBRA SU

INNSMOUTH


H. P. LOVECRAFT

Delos Digital


Trama: Weird - romanzo breve (97 pagine) - Uno dei racconti più iconici di Lovecraft nella versione originale fornita da S.T. Joshi, che presenta più di qualche differenza con le redazioni più note. Una storia ricca di personaggi ormai entrati nel mito. Il protagonista, Robert Olmstead, arriva in quel di Innsmouth alla ricerca di scorci architettonici pregevoli e, suo malgrado, si trova coinvolto in un viaggio a ritroso che lo porterà a scoprire l'esistenza di una razza che vive sotto il mare da sempre. Lovecraft descrive sapientemente la fuga precipitosa da Innsmouth, la scelta dei verbi non è mai casuale e ha un doppio senso che si comprende pienamente solo alla fine del racconto. Racconto che presenta personaggi ormai entrati nel mito come il gentile e ingenuo Commesso dell'emporio, il terribile Obed Marsh e il misterioso Zadok Allen.

Cosa si può dire del maestro H. P. Lovecraft che in realtà non sia stato già scritto? Il re della letteratura horror, colui che ha stravolto completamente la visione della paura; colui che rende, ancora oggi, reali i nostri incubi. Eppure, inizialmente, il nostro amato maestro, non fu in realtà capito. 

La sua scrittura così deviata e provocatoria non fu apprezzata dai critici del suo tempo e, soltanto dopo la sua morte, si riuscì a comprendere fino in fondo il valore delle sue opere. H. P. Lovecraft plasma gli incubi donando loro materia, modella la paura dell'uomo riga dopo riga, lasciando poi l'amaro in bocca e la sensazione di stordimento per un pugno appena ricevuto. 

Lo spirito del maestro ci guarda dal riflesso dello specchio e fidatevi se vi dico che leggere un libro di Lovecraft cambia dentro completamente, lasciando il lettore senza parole. Sarebbe bello poter chiedere alla Dea Ecate un piccolo omaggio per Samhain: riportaci sulla terra il Mentore del genere weird; riportaci quella letteratura dove anche pagine vuote avevano qualcosa da dire.

Delos Digital con una cover che immerge completamente nelle stranezze di Lovecraft, pubblica L'ombra su Innsmouth dove i personaggi non sono più di carta e inchiostro ma mostri che divorano il nostro petto pagina dopo pagina, cercando il sangue.

L'intensità della paura nel racconto di Lovecraft è una promessa che batte forte e da cui, come in una ragnatela, non ci si può sfuggire. 
L'effetto della lettura è completo stordimento per via dello stile di scrittura provocatorio. Lovecraft non scrive di pancia, non vomita parole per buttare giù qualcosa ma soppesa ogni termine, le trasmuta nel suo Universo e lotta fino alla fine per non portare il lettore a distogliere l'attenzione da ciò che sta vivendo, perché una sua opera non si legge... si vive.

Lovecraft scorre e vive all'interno del suo stesso testo; nel momento in cui un lettore inizia a leggere L'ombra su Innsmouth, lascia la terra per finire all'interno del baratro, in quell'oscurità senza tempo, senza passato e futuro. Nonostante l'aumento dei battiti cardiaci, l'eco del panico che raggiunge il lettore a ogni capitolo, la lettura funziona e non c'è nulla che proteggerà il lettore da ciò che gli succederà alla fine: si innamorerà non solo del testo ma dello stesso autore.

Le emozioni dei personaggi sono estremi e surreali; Lovecraft non si cura del cercare di compiacere il lettore ma lascia dubbi e interrogativi a ogni pagina attraverso l'intensità e la tensione della sua opera. Come se Lovecraft, nonostante il tempo ormai passato, sia capace comunque di ricordare all'uomo comune quanto il suo animo sia spento senza letture così forti e strane. 

Purtroppo, nell'editoria di adesso, del nostro tempo, è difficile trovare quei personaggi pronti a farti abbracciare il buio nonostante la sua oscurità. 

L'ombra su Innsmouth è un racconto forse troppo breve perché Lovecraft infiamma così tanto il petto che tutto il resto intorno non conta più. Per fortuna, la Delos Digital omaggia l'autore riportando a galla la sua opera grazie al quale potremo avere la consapevolezza che la letteratura ha bisogno degli autori di ieri. 









Murder Ballads, Micol Arianna Beltramini, Daniele Serra - Recensione -

mercoledì 27 ottobre 2021

Murder Ballads


Micol Arianna Beltramini 

Daniele Serra


Trama: Bambini perduti nel bosco, amanti crudeli e folli, brigantesse, prostitute, assassini seriali. Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra reinterpretano le murder ballads: storie di incubi, passioni, ossessioni. E sangue, tanto sangue.









Murder Ballads è una strega cannibale che prima ti ammalia e poi ti divora, non lascia scampo nemmeno alle tue ossa. 

Vorrei davvero iniziare e terminare così la recensione di questa meravigliosa opera; eppure, so che non è abbastanza. Devo, a voi lettori, continuare la mia recensione ma cosa si può dire di un qualcosa di così immenso e allo stesso tempo così tagliente come una lama che affonda nella carne?

Murder Ballads è una graphic novel che racconta storie fredde e abissali; storie che sfiorano la leggenda su episodi realmente accaduti dove l'oscurità non aleggia soltanto nell'aria ma nella stessa anima. 

Oscar Ink della Mondadori trascina il lettore in un vortice di dolore e sangue dove le storie diventano cicatrici sulla pelle, dove il dolore si vive completamente e dove le immagini rimangono impresse nella mente sia per i colori cupi, sia per quella matita così minuziosamente dettagliata. 

Le storie di Murder Ballards si vivono e non si leggono soltanto. Gli autori rendono completamente viva l'opera dove, questa creatura mostruosa, non lascerà andare il lettore se non arrivati alla parola fine. 

Ogni storia così ricca di dettagli, incanta con la morte e scaraventa il lettore fuori dalla propria comfort zone lasciando immobili davanti non soltanto alla cruda realtà ma alla stessa delicatezza con cui gli autori riescono ad affrontare il tutto. 

Una graphic novel che toglie il fiato; una graphic novel che respira e, allo stesso tempo, non lascia scampo. 


Il nido degli Inganni, Illary Casasanta - Recensione -

martedì 26 ottobre 2021

Il Nido degli Inganni 


Illary Casasanta 

Scacciaincubi Volume due 


Trama: Sono passati quasi due anni da quando le Scacciaincubi hanno liberato la Città dei Gatti, ma il Mondo dei Sogni si smuove ancora una volta, insistente e affamato di Realtà. Rica e Carlo non si sono più rivisti né sentiti, perché ciò che Amanda ha lasciato per la ragazza, prima di sparire, era un avvertimento impossibile da ignorare. Lei ed Elisa, però, hanno portato con sé una verità ancora più scomoda che Rica dovrà conquistare a fatica, attenta a districarsi tra bugie del passato, illusioni a metà e, soprattutto, mentre viene braccata da uno degli Incubi più infidi che la sua famiglia abbia mai dovuto affrontare. Nel Nido degli Inganni nulla è come appare e, per uscirne vive, Rica ed Erika saranno costrette a mettersi completamente in gioco. «Promettimi che dopo averti raccontato questa storia farai tutto quello che ti chiedo. Qualsiasi cosa». «Mi sembra un ricatto, non una richiesta». «Prendilo come vuoi. Ricatto, richiesta… basta che fai come dico. Promettilo». «Se è una cosa che ti fa piangere così… va bene, te lo prometto».


L'autrice mi odierà ma ogni volta che programmo la recensione per Sogni e Incubi ecco che, in ordine, succede sempre qualcosa che mi porta a ritardarla e a prolungarne l'attesa. Da scrittrice mi rendo conto che sia odioso aspettare una recensione che non arriva mai, da blogger - book influencer dei poveri - editore dei corvi mi sembra che la possibilità adesso di buttare giù queste poche righe sia un miracolo. 

Scacciaincubi volume due. Se il primo libro lo avevo divorato in poco meno di quattro ore, questa è stata una lettura più lenta: non perché la storia non funzioni o non sia coerente, semplicemente ho avuto l'esigenza di gustarmi e assaporare ogni punto vivo, ogni azione creata dall'autrice... ma andiamo con calma o, come al solito, va a finire che straparlo rischiando di rovinarvi il finale.

Partiamo da ciò che non mi piace. Purtroppo, se nel primo libro ero rimasta completamente innamorata della copertina, in questo secondo volume ho avuto difficoltà ad affezionarmi al suo modo di arrivare al lettore. 

In internet, la cover così luminosa, la luce oscura della modella (che se non ricordo male è l'autrice stessa) e i volti deformati arrivano come un pugno dritto allo stomaco; in realtà, sulla stampa cartacea la copertina opaca non rende abbastanza. La luminosità si attenua fin troppo e non dona al lettore la possibilità di perdersi in tutti quei dettagli. Continuo a non capire come mai la scelta dell'autrice sia stata un cambiamento così drastico; tuttavia, preferisco continuare a osservare quella su internet... (così nessuno si farà del male).

Ora, premettendo queste poche righe di lagna da lettrice accanita di Illary Casasanta dove di lei leggerei anche la lista della spesa e l'autrice lo sa, parliamo del contenuto del testo e la domanda sorge spontanea: perché questo libro continua come un romanzo self e non viene venduto nelle migliori librerie? Scacciaincubi deve essere amato da tutti - anche dai nonnini di novantanove anni - e deve ricevere la stessa visibilità come Tokio di La casa di carta (la casa de papel) e, invece, ecco che l'autrice rimane rannicchiata nel suo angoletto senza dar la possibilità a tutto il mondo di scoprire la meraviglia che ha creato (Illary se mi leggi no, non si fa!)

Ne Il nido degli inganni è possibile trovare una moltitudine di messaggi nascosti per il lettore ma quello che più graffia l'anima fino a farti sanguinare e che me lo tatuerò sulla pelle è il nonostante tutto. Nonostante tutto, vai avanti. Nonostante tutto, l'amore non è soltanto questo. Nonostante tutto, non sei realmente sola. 

Il nido degli inganni non è soltanto il secondo romanzo fantasy / horror che copre, in realtà, quasi ogni genere possibile ma è un inno, uno scrigno, un tesoro da stringere al petto nei momenti no; nei momenti in cui si sente l'esigenza di viaggiare in un altro mondo e crederlo reale. 

Pagina dopo pagina, assistiamo all'evoluzione dei personaggi; le loro caratteristiche maturano con passi per niente trascurabili. Ogni personaggio ha le proprie responsabilità, la propria ricerca e il legame affettivo che li lega; eppure, la dinamica affrontata dall'autrice non è per nulla scontata. 

Illary Casasanta attraversa l'anima di chi la legge con la sua scrittura creativa, raggiunge contro la volontà del lettore, il suo io più nascosto e comincia a cambiarlo: tutto ciò che va al di fuori di quello che è questo romanzo non può più essere coltivato perché l'unico obbiettivo adesso da raggiungere è arrivare alla parola fine. 

Illary Casasanta sembra reinventarsi a ogni capitolo, sembra cambiare forma e incatenare il lettore al paragrafo successivo con un nuovo incubo, pronto ad arrivare dritto al petto come la grinta di ogni personaggio principale. Gli incubi spingono di nuovo verso interrogativi sempre più grandi che a stento riusciremo a resistere nel non guardare con la coda dell'occhio ciò che rimane indietro. 

L'autrice con Il nido degli inganni assalisce il lettore, lo spinge contro la parete così come i suoi antagonisti senza dargli via di fuga. A fine lettura nulla sarà più come prima. 

Menzione poi particolare alle meravigliose illustrazioni dell'autrice di cui vorrei realmente una gigantografia da tenere con me e osservare ogni volta. 

Illary Casasanta è fatta di inchiostro nelle vene e lo dimostra parlandoci nella nota autore della bozza del prossimo incubo, perché così come nella realtà i sogni e gli incubi non si fermano, così come non si fermano gli Scacciaincubi stessi. La passione dell'autrice per il raccontare storie si sente attraverso i suoi personaggi; arriva al lettore divenendo pagine che raccontano non solo di lei ma di noi. 

Se pur arrivata alla fine, penserò a Il nido degli Inganni come al trampolino di lancio, in attesa che Illary Casasanta si decida a tuffarsi e a ridarci di nuovo quella luminosa speranza di un'altra storia. 


Non so se mi spiego, Andrea Cabassi - Recensione -

martedì 12 ottobre 2021

NON SO SE MI SPIEGO


Andrea Cabassi 


Trama: TI PIACEREBBE ESSERE PADRONE DEL TUO TEMPO?

L’autore ha scelto di diventarlo, a 42 anni, stanco della stressante vita da manager. Viveva a Dubai facendo quella che in Italia consideriamo “la bella vita”, era nel pieno della carriera, con ottime prospettive professionali e un biglietto da visita in inglese e arabo a gonfiargli l’ego. Ma anche alle prese con budget, riunioni, conti economici, teleconferenze, fogli di calcolo, scadenze, report, cantieri e clienti pressanti. Risvegliato da un gravissimo incidente a un famigliare, che si trovava la libertà limitata da lunghe riabilitazioni, ha trovato paradossale, potendo scegliere, perseverare a trascorrere ore e ore in quel contesto lavorativo. Trovato il coraggio di licenziarsi, si è preso un periodo sabbatico per partire con un biglietto di sola andata e lasciarsi lentamente trasportare da eventi, incontri, curiosità e istinto. Il risultato è stato un viaggio insieme alla sua malattia – rettocolite ulcerosa – una sporta di farmaci e al resto del mondo, via terra, in Sudamerica, che ha interamente attraversato da sud a nord in 299 giorni, a piedi, in autostop e coi mezzi pubblici. Ce lo racconta con grande intimità in un libro a cavallo tra la letteratura di viaggio e il coaching, rivelando anche gli stratagemmi che hanno reso la sua scelta fattibile. Ad avventura conclusa si è trovato davanti a un bivio: scegliere se tornare al sicuro mondo aziendale o generare una diversa fonte di reddito a sostegno del nuovo stile di vita. Cosa imparerai da questo libro: Come smettere di procrastinare. Perché può essere giusto fottersene della vita da copione. I miracoli che accadono quando decidi di stravolgere la tua vita. Come trovare il coraggio di lasciare il posto fisso. Le valutazioni finanziarie (e non) da fare per prendersi un anno sabbatico. La magia di viaggiare in solitaria. Avventure, aneddoti, incontri e contrattempi del viaggio di Andrea. Quant’è meraviglioso il Sudamerica. In che modo un viaggio sabbatico ti cambia per sempre. Come gestire la paura del “dopo”. Come Andrea è riuscito a evitare di tornare in azienda. --- Il testo è scritto sotto forma di un invito a cena: l'indice è un menu, del quale ogni portata rappresenta una fase della storia di cambiamento, oltre che del viaggio, di Andrea. Ad ogni capitolo è abbinata una canzone consigliata come sottofondo durante la lettura. La prefazione è a cura di Claudio Pelizzeni.


Non so se mi spiego, in vendita su Amazon qui: https://amzn.to/3oWgiLi

Vi avevo già parlato di Andrea Cabassi e della sua testimonianza che ci porta davanti alla possibilità di toccare con mano il cambiamento vero e proprio e con Non so se mi spiego, l'autore fa esattamente la stessa cosa. Procede con enfasi all'interno del nostro animo e insinua un tarlo nel nostro cervello, il bisogno di riappropriarci della nostra felicità; il bisogno di credere in noi stessi.

Le pagine di questo romanzo sperimentale grondano esperienze di vita vera, realmente vissuta; pagine raccolte in una sorta di diario e ricettario particolare, filtrate poi per essere amate da ogni tipo di lettore.
Il minuzioso lavoro, curato in ogni minimo dettaglio da parte di Andrea Cabassi, ci porta a osservare ciò che abbiamo sempre avuto davanti agli occhi: la necessità di non fermarsi sempre nel solito posto soprattutto se questa staticità ci porta a non sentirci felici. 

Pagina dopo pagina, l'autore ci porta a scontrarci con tutte le convinzioni errate che abbiamo sempre avuto, in una sorta di consapevolezza illuminata davanti alla nuova realtà che ci aspetta. Non siamo più esseri passivi davanti alla vita, non si sopravvive più in mezzo al quotidiano che a volte sembra troppo difficile da affrontare; Andrea Cabassi ci porta a vivere realmente, a trovare quella consapevolezza interiore partendo da un qualcosa che sembrava immutabile. 

Andrea Cabassi trasforma le parole in una sorta di grido corale, dove ogni pagina diviene una traccia della sua esistenza. Il rapporto con la sua vita cambia e, in un certo senso, cambia anche la nostra. Tutte le regole di un romanzo sperimentale, divengono completamente qualcosa di sfumato che in questo frangente non hanno senso, la sua è un'opera liquida, è l'acqua che, goccia dopo goccia, trasforma la roccia. 

In Non so se mi spiego, l'autore ci porta a osservare il mondo con i suoi occhi e a non averne paura. Ci porta a scoprire un menù ricco di enfasi ed evocativo, cotto a puntino in parti dove lascia di sasso. Si ritrova l'illuminazione tra le orate incantate del Perù, mettendo in discussione tutto ed è questo il bello di arrivare a fine lettura: quando si è messo in discussione anche l'anima, cosa ci rimane? La scelta. Andrea Cabassi ci dona la possibilità di scegliere avendo tutte le informazioni necessarie per poter vivere e dare spazio al viaggiatore che si nasconde dentro di noi o continuare la nostra vita.

Come in una sorta di Matrix temporale, tra pillole rosse e blu, Andrea Cabassi ci porta a trovare la giusta motivazione per andare avanti, per non mollare e non perdersi lungo il cammino. 

Un libro che diventa una reliquia, un romanzo sperimentale, un saggio, una voce che urla fuori dal coro. Non so se mi spiego. 




Le Novelle Horror della Nonna, Francesca Tibo - Recensione -

giovedì 7 ottobre 2021


Le novelle horror della 

Nonna 


Francesca Tibo 


Trama: Nella superba foresta di Vallombrosa, una campagna selvaggia e misteriosa, che si estende in Toscana per centinaia e centinaia di chilometri quadrati ancora oggi quasi disabitati, c’è il monte Farneta. Lì, in una grande casa colonica, ogni domenica, nonna Regina ripopola i boschi e le strade casentinesi raccontando a figli, nuore e nipoti le vicende mozzafiato di personaggi fantastici. Principi e re, spade e armature, lupi mannari, fantasmi, vampiri, angeli e santi, streghe, zombie, diavolacci e buffi gatti stregati si muovono nella valle a colpi di maledizioni, sortilegi e tremende battaglie. Ogni tanto, lì arriva anche Belzebù. Per narrare di un mondo - esoterico, favolistico e religioso - di cui oramai si è perso il ricordo. Le Novelle Horror della Nonna assecondano l’immaginario dei grandi e dei piccini capaci di ammettere serenamente l’esistenza di un mondo misterioso, talvolta oscuro. Basta solo chiudere gli occhi e lasciarsi guidare.



Spesso abbiamo bisogno di brancolare nel buio per ritrovare quella luce così tenue ma capace di risollevare facilmente il nostro animo. Ultimamente, stiamo assistendo silenziosamente al bisogno necessario di un lettore, di iniziare a leggere qualcosa di nuovo. Non basta più quel lieto fine, non bastano più quelle storie dove i personaggi rispecchiano esattamente l'essere umano... si ha l'esigenza di qualcosa di diverso e questo la casa editrice Sàga Edizioni l'ha capito.

Francesca Tibo con Le novelle horror della Nonna sembra trovare il suo spazio in un equilibrio perfetto tra oscurità, personaggi pericolosi e boschi oscuri. Sin dalla prima pagina trasporta il lettore all’interno di un viaggio psichedelico dove il messaggio lanciato è quello dell’accettazione della paura e di tutto ciò che - almeno all'apparenza - risulta mostruoso. 

L’autrice e la casa editrice stessa hanno trovato il momento preciso, al di là dell’avvento di Samhain, per capire quanto in questo momento delicato, il lettore ha necessità di esorcizzare il buio dalla loro vita. A guidare il lettore, pagina dopo pagina, ci sono figure all’apparenza umana e grottesche allo stesso tempo, una sorta di mostri pagliacci sadici e fuori di testa. Ma come ogni libro ci insegna da tempo, bisogna non di certo fermarsi al primo sguardo.

Ogni racconto lancia un messaggio diverso, un simbolo nascosto che in realtà osserviamo spesso nel nostro quotidiano e sta al lettore ritrovare il proprio. 

Con una scrittura accecante, sarcastica e tagliente allo stesso tempo, Francesca Tibo esplora il nero più nero in assoluto, senza etichettare le mostruosità di ogni personaggio, senza lasciare al lettore il tempo di immobilizzarsi davanti a una scena. Riga dopo riga, il suo lento e poetico raccontare diventa un qualcosa di ipnotico che buca le pagine.

Francesca Tibo non ha paura di osare, non ha paura di mostrare al lettore il buio. Arrivati alla parola fine, sarà ovviamente faticoso lasciare andare ogni racconto. Sarà difficile cercare in altre priorità la felicità e la soddisfazione che si ha avuto leggendo queste pagine. Sorprende la capacità di una neo-casa editrice di voler spogliare il lettore da quella finta comodità della lettura considerata facile e di lasciare un testo così selvaggio e oscuro diventare il nuovo punto di riferimento e non solo in un periodo dedicato alla spiritualità degli Antichi Spiriti, ma in un folklore tutto italiano che ci porta a scoprire diavoli, morti resuscitati e altre stramberie assurde ma tremendamente ammalianti.

Se Samhain permette di alzare il velo tra due mondi, Le novelle horror della Nonna, permettono di giocare con le profondità dell’essere umano e di scoprire quanto il lettore è davvero coraggioso.

L’estremo quando è davvero considerato tale? 

Non c’è il tempo per respirare, in questa raccolta di racconti anche il silenzio ha qualcosa da dire. 

La Chimera di Vasari, Mauro Caneschi - Recensione -

venerdì 18 giugno 2021


La Chimera di Vasari 


Mauro Caneschi 


Trama: Due fratelli, un tranquillo weekend sul lago di Garda in compagnia di Sonia, la fidanzata di uno di loro. Una vacanza che viene bruscamente interrotta dalla notizia della sparizione del padre della ragazza. Il professore stava indagando sulla possibile esistenza di antichi documenti rinascimentali durante un'operazione di catalogazione digitale. I tre partono per Arezzo, città dove al tempo della Signoria dei Medici è stato rinvenuto il più incredibile manufatto etrusco: la Chimera. Che relazione esiste tra la mitologica creatura e Giorgio Vasari? Di chi è la voce al telefono che dice di sapere cosa ne è stato del professore? Marco e Dario non sanno che la doppia ricerca, del padre di Sonia e dei manoscritti che lui stava studiando, li condurrà a una scoperta archeologica ancora più sbalorditiva: il compagno perduto della Chimera. Un bronzo celato per ben due volte agli occhi di tutti, la cui esistenza appare verosimile dalla lettura dei documenti vasariani. Le tracce lasciate dal genio rinascimentale li portano a indagare. Ma non sono soli. Da una parte c'è chi vuole impadronirsi a tutti i costi del reperto, dall'altra una inquietante Intelligenza Artificiale con cui sono venuti casualmente in contatto. Lei sola, saprà districare la matassa che affonda le sue origini in un tempo lontano. Alle pendici di Aritim, in quel territorio che dopo millenni diventerà Toscana

La Chimera di Vasari di Mauro Caneschi è un romanzo che, se pur di base riesca a mescolare diversi generi  letterari, crea una storia ben lineare dalle tinte cupe dove le caratteristiche psicologiche dei personaggi, camminano di pari passo insieme a quella che è, a tutti gli effetti, una ricerca misteriosa.

Al centro del romanzo troviamo un mistero che sembra essere connesso con la figura della Chimera, antica creatura mitologica e Giorgio Vasari, personaggio interessante e complesso, allo stesso tempo.

Interessante dal punto di vista visivo, è la scelta della copertina che rappresenta in maniera molto suggestiva quella che è la storia di Mauro Caneschi.

Pagina dopo pagina, il lettore è completamente immerso in una storia dalla narrazione che salta dalla drammaticità a toni più divertenti, dalla malinconia all'adrenalina vera e propria, diventando non più il classico romanzo ma esperienza vera e propria. 

Mauro Caneschi riesce a muovere ogni figura ben articolata con naturalezza; tesse fili argentei come un meraviglioso ragno e intrappola il lettore nel suo incantesimo. Lo sguardo del lettore sarà sempre attento e deciso, non ci sarà incertezza durante la storia. 

La Chimera di Vasari è un romanzo costruito su una trama interessante e innovativa, non mancano i triangoli amorosi e il taglio pungente dei personaggi. 
Gli stessi dialoghi costruiti da Mauro Caneschi portano il lettore all'udire la voce dei personaggi nella loro stessa realtà, confondendo quale sia quella reale. 

La Chimera di Vasari è una lettura da tutte le stagioni, uno di quei libri che finalmente non tratta una storia già vista ma che sprona il lettore ad andare avanti, a scavare nel mistero con gli stessi protagonisti. 

Mauro Caneschi sembra aver avuto la necessità di raccontare la storia di personaggi non più di carta e inchiostro, ma veri e propri. I personaggi dell'autore sono realizzati con carne e pensieri reali e la loro voce, martella furiosamente nella testa del lettore.

Lo sguardo della Chimera, della creatura mitologica sarà tagliente e intenso, pronto a evocare ogni tipo di emozione. 

Il grido della rosa, Alice Basso - Recensione -

giovedì 20 maggio 2021


Il grido della rosa


Alice Basso


Trama: orino, 1935. Mancano poche settimane all’uscita del nuovo numero della rivista di gialli «Saturnalia». Anita è intenta a dattilografare con grande attenzione: ormai ama il suo lavoro, e non solo perché Sebastiano Satta Ascona, che le detta la traduzione di racconti americani pieni di sparatorie e frasi a effetto, è vicino a lei. Molto vicino a lei. Alla sua scrivania Anita è ancora più concentrata del solito, ancora più immersa in quelle storie, perché questa volta le protagoniste sono donne: donne detective, belle e affascinanti, certo, ma soprattutto brave quanto i colleghi maschi. Ad Anita sembra un sogno. A lei, che mal sopporta le restrizioni del regime fascista. A lei, che ha rimandato il matrimonio per lavorare. A lei, che legge libri proibiti che parlano di indipendenza, libertà e uguaglianza. A lei, che sa che quello che accade tra le pagine non può accadere nella realtà. Nella realtà, ben poche sono le donne libere e che non hanno niente da temere: il regime si fregia di onorarle, di proteggere persino ragazze madri e prostitute, ma basta poco per accorgersi che a contare veramente sono sempre e solo i maschi, siano uomini adulti o bambini, futuri soldati dell’Impero. E così, quando Gioia, una ragazza madre, viene trovata morta presso la villa dei genitori affidatari di suo figlio, per tutti si tratta solo di un incidente: se l’è andata a cercare, stava di sicuro tentando di entrare di nascosto. Anita non conosce Gioia, ma non importa: come per le sue investigatrici, basta un indizio ad accendere la sua intuizione. Deve capire cosa è successo veramente a Gioia, anche a costo di ficcare il naso in ambienti nei quali una brava ragazza e futura sposa non metterebbe mai piede. Perché la giustizia può nascondersi nei luoghi più impensabili: persino fra le pagine di un libro. 

Il tempo corre e siamo di nuovo qui a immergerci nelle parole di un'autrice che lascia il segno, che scava nella nostra pelle, portandoci ferite profonde di parole che non fanno male, ma che ci donano la cura a quel veleno nascosto nel buio. E così, quando arriviamo alla parola fine, rimaniamo con il bisogno di leggere ancora di lei: Alice Basso e le sue grida che parlano con rabbia e forza. 

Nonostante la sofferenza di donne che sopravvivono, donne che arrancano nella quotidianità, Alice Basso ci porta di nuovo con la nostra amata protagonista Anita, che salva quelle donne in un'epoca che devono rimanere in silenzio e abbassare la testa. 

Nulla di più semplice di una mano che se pur di carta e inchiostro, diviene fatta di carne e ossa che ci trascina all'interno delle pagine e ci porta a scoprire quanto un cuore può martellare furiosamente nel petto e quanto un'anima può ruggire come l'animale selvaggio, come una leonessa pronta a tutto pur di ribellarsi a quella società troppo stretta.

Anita con il suo sarcasmo sottile, con la sua determinazione, con il suo coraggio è una di quelle donne che vorresti come migliore amica. Una di quelle donne di cui al mattino vorresti sentire la sua voce spronarti ad andare avanti e a dimenticare i momenti bui. Anita ti consola e ti sostiene. 

Anita non è fatta di carta, nonostante sia un personaggio inventato dalla penna di Alice Basso, diventa tra le pagine la tua migliore amica, la voce della tua coscienza che non ti fa perdere la strada.

Anche questa volta l'autrice Alice Basso con Il grido della rosa, ci porta tra le pagine di un romanzo che segna l'epoca dove le donne sono soltanto oggetti a cui non importa nulla delle loro emozioni. Anita con i suoi personaggi, se pur secondari, abbracciano le fragilità del lettore, donandogli la certezza che non si è soli, mai.

Pagina dopo pagina, su ha la consapevolezza che grazie a donne come Anita si è arrivati ad alzare la testa, si è arrivati a comprendere appieno la forza e la grinta di una donna. 

Il grido della rosa non è una semplice lettura, ma una vera e propria esperienza cognitiva ed emozionale, nel quale lascia il lettore senza fiato. Il secondo libro di Alice Basso ci riporta davanti ai personaggi che avevamo lasciato, seguendo le scelte della nostra protagonista Anita. Ci porta a seguire il suo percorso di vita e il suo profondo bisogno di cambiare ciò che ha intorno. 

Alice Basso a ogni riga ci porta a sentire la voce di diverse donne che hanno lottato, donne che hanno bisogno di un forte aiuto per non rimanere sole. Il lettore, si potrà immedesimare, nonostante l'epoca diversa, in queste voci e potrà cercare la soluzione per sopravvivere e vivere.

Alice Basso descrive poi l'amicizia tra donne con semplicità e un pizzico di ironia. A ogni riga si avrà la sensazione di essere tornati a casa, con volti conosciuti che sanno di famiglia e calore. 

Alice Basso nella sua sotto trama, sembra indicarci quanto la donna in ogni epoca, possa rialzarsi sempre. Possa non sentirsi sola e sapersi forte circondata anche da amiche che, se pur diverse, si mescolano alla nostra identità. 

Bellissima e profonda la caratterizzazione ancora una volta della protagonista, il suo cambiamento interiore che diventa un po' anche il nostro. 

L'unica pecca? Un romanzo che si legge in un fiato e che diventa quasi troppo breve. Arrivati alla parola fine si ha rischio di sentire diverse lacrime di nostalgia scorrere sul viso, domandandosi e adesso? Quando ritornerò da lei? 

Il grido della rosa scalda il cuore, l'importante è decidere di ascoltare la sua voce.