Amatka, Karin Tidbeck - Recensione -

venerdì 14 febbraio 2020

Amatka 


Karin Tidbeck

Prezzo: 16,00€
Pagine: 227
Editore: Safarà Editore

Trama: Nel mondo che i Pionieri hanno colonizzato valicando un confine di cui si è persa ogni traccia, gli oggetti decadono in una poltiglia tossica se il loro nome non viene scritto e pronunciato con prefissata frequenza. Per evitarne la distruzione, un comitato centrale veglia severamente sulle parole pronunciate dagli abitanti delle colonie, perché la vita in un mondo minacciato dalla disgregazione richiede volontà e disciplina. Vanja, cittadina di Essre, viene inviata dalla sua comune nella gelida colonia di Amatka e troverà ad attenderla i primi fuochi di una rivoluzione sotterranea giocata sulla potenza del linguaggio. Suo malgrado, Vanja dovrà così affrontare le possibilità che si celano dietro il velo di blanda oppressione che assopisce i pensieri e le parole del popolo di Amatka.

Leggere Amatka di Karin Tidbeck, edito Safarà Editore, significa approcciarsi ad un testo complesso, che vi farà entrare in un mondo in cui si farà fatica a capire l'ambientazione circostante: un mondo che stuzzicherà la curiosità fino alla fine per poi rimanere con dell'amaro che difficilmente si riuscirà a capire.
Amatka non è un semplice romanzo che leggi e dimentichi, ma è un romanzo che ti fa riflettere, che porta il lettore a porsi delle domande e a cercare ovunque una soluzione. Se è un gioco o meno di Karin Tidbeck non è dato sapere.

Il romanzo di Karin Tidbeck si può sintetizzare in queste poche righe: Amatka non esiste se non pronunci correttamente il suono di ogni parola diverse volte al giorno, Amatka è instabile e tutto può crollare se le parole non seguono determinate regole rigide. Ogni cosa ha un nome e ogni nome deve essere pronunciato altrimenti si riduce ad un qualcosa di senza senso e inconcreto e Amatka non può sparire, perché in lei solo la materia è importante.

La nostra protagonista si ritrova a dover scegliere se abituarsi a vivere in questa società all'apparenza perfetta, dove la maggioranza rispetta la rigidità di ogni regola dove solo la materia conta o se lottare e dare sopravvivenza ai suoi sogni.

Quando si è disposti a pagare un prezzo troppo alto? Quando è giusto sacrificare anche gli altri per ciò in cui si crede? Queste sono solo un paio di domande che si consumeranno nella mente di chi proverà a leggere Amatka, ma nonostante ciò si rimane comunque incuriositi dal viaggio inaspettato sia nella profondità di ogni personaggio, sia per la strana ambientazione che fino alla fine anch'essa non è da sapere.

Amatka sembra un romanzo sperimentale, vivo, un esperimento di un distopico non distopico che parla attualmente ad ogni epoca e ne sembra urlare tutta l'inquietudine di ogni individuo. Karin Tidbeck ci mostra con uno stile narrativo onirico ed evanescente come le parole, anche quelle più semplici, possono divenire labirinti psicologici.

Il coinvolgimento totale e caotico che l'autrice crea con il suo stile narrativo e la storia che sortisce come un effetto di uno scontro con un uragano, sembra accennare a vecchie sfumature alla Henry James, che nonostante generi completamente differenti, accomunano il senso di spaesamento che il lettore ritrova a fine lettura.

Amatka è un castello di carte dove le certezze e le emozioni provate quasi fino alla fine, crollano con un soffio di vento gelido lasciando il segno. Amatka va solo compreso e accettato e forse, per i più selettivi, anche amato.

1 commento on "Amatka, Karin Tidbeck - Recensione - "
  1. Va be', ciao, io stavo aspettando che pubblicassi la recensione... Ed ho appena scoperto che l'avevi già pubblicata. No, ma tutto okay Ilenia, continua così.

    In generale vedo che ci siamo trovate d'accordo, ma comunque diciamo che lo avevo intuito dai commenti in direct ahahahhahaah

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