I salici, Algernon Henry Blackwood - Recensione -

martedì 25 febbraio 2020


I Salici


di Algernon Blackwood (Autore), Francesca Cavallucci (Traduttore)

Prezzo: 6,90€
Pagine: 141
Editore: ABEditore;

Trama: Durante un viaggio in canoa sul Danubio, due uomini sono costretti a fermarsi su un'isola a causa della corrente. Quello che doveva essere un tranquillo campeggio temporaneo si trasforma in un'esperienza inquietante e soprannaturale: i salici che ricoprono l'isola sembrano muoversi e bisbigliare, al soffio del vento, dando l'impressione di essere vivi; si percepisce la presenza di entità ostili invisibili e spaventose, che mettono in dubbio ogni capacità di raziocinio. La forza narrativa e la potenza evocativa delle immagini creano una tensione crescente nel lettore, il quale - come avviene per i due protagonisti - si troverà coinvolto in una battaglia tra il reale e il surreale. Gli eventi accaduti sono reali o frutto di un'immaginazione sovra-eccitata e suggestionabile? "I salici" di Algernon Blackwood è un esempio riuscitissimo di wird fiction, al punto da essere definito da Lovecraft come il miglior racconto del sovrannaturale di tutta la letteratura inglese.

Non ho mai avuto occasione di scoprire i libri di Algernon Blackwood se pur amante completamente del genere e grazie alla AbEditore con la sua pubblicazione, sono riuscita a metter mano su un racconto che volevo leggere da tempo: I salici.

I salici è un horror psicologico molto sottile che, con il suo ritmo, porta il lettore in un abisso di paura sempre più profonda e inconscia, lasciando la stessa paura anche dopo aver terminato il libro.

Già dalla prima pagina la storia porta il lettore al centro della scena dove, due uomini, interrompono il loro viaggio in canoa sul Danubio per via della corrente.
L'isolotto su cui si fermano è bellissimo e la natura che li circonda lascia una sensazione di benessere che, tuttavia, scivola a poco a poco in angoscia quando i salici che sovrastano l'isola sembrano essere vivi.
La continua sensazione di sentirsi osservati, il continuo vociare e la continua sensazione di presenza oscura, porta i protagonisti a scivolare sempre di più nella follia e, conseguentemente, a far provare al lettore la stessa sensazione.

Lo stile narrativo così evocativo e diretto risulta essere il punto forte del racconto, portando il lettore davanti al bisogno di trovare una soluzione a quel continuo senso di angoscia e brividi creato già dalle prime pagine.

Abbandonando ogni parvenza di lucidità, ci si ritrova di fronte a protagonisti dove i ruoli si invertono, dove i salici stessi ne divengono personaggi principali.

Algernon Henry Blackwood crea un territorio crudele in una storia soggetta a regole primitive basata su inquietudine e sadismo, dove le conseguenze diverranno immagini crude che lasciano senza fiato.
E' interessante a fine lettura scoprire la postfazione a cura della traduttrice Francesca Cavallucci che crea un'introspezione letteraria molto raffinata e, come davanti ad un'opera teatrale, chiude il sipario lasciando il palco buio e luminoso al tempo stesso, in una sorta di melanconica riflessione. 
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