Factory, Tim Bruno - Recensione -

mercoledì 29 luglio 2020


FACTORY 


Tim Bruno

Editore: Rizzoli

Trama: La Factory è uno stabilimento di animali sottoposti alla più grigia routine produttiva. Da molte stagioni Scorza, un ratto solitario, ha scoperto il modo di entrarvi, aprendosi un varco in una grata di ferro arrugginito. È così che riesce a rubare il foraggio destinato agli animali d’allevamento. La Factory è diventata la sua dispensa privata: cibo a volontà e tepore anche in inverno. Ma un giorno il ratto cade sul tapis roulant che riempie i trogoli e si ritrova muso a muso con A550, un vitello chiazzato da una macchia bianca proprio al centro della fronte. Scorza scopre così che quel corpo fumante di vapore è in grado di parlare e di provare emozioni. È l’inizio di un’amicizia e l’amicizia, si sa, fa la rivoluzione.



Questa recensione fa parte del review party organizzato da Appunti di Zelda.

Immergersi nella testa di un topolino non è difficile quando si incontrano le pagine di Tim Bruno e la sua factory. Nonostante all'apparenza possa sembrare un libro per giovani, con il sentore di un romanzo sia narrativo che di formazione, in realtà Factory con il suo stile semplice e diretto, riesce a raggiungere ogni varia tipologia di lettore, fino a scaldare il cuore di quell'adulto che, stanco, si rende conto di quanto Factory sia in realtà un attimo di respiro in un mondo diverso che spesso sottovalutiamo.

Factory racconta la storia di un topolino che come un giovane Pinocchio si ritrova nel paese dei balocchi ma giostra dopo giostra e, in questo caso, cibo dopo cibo si rende conto che quello che appare non è come sembra. 

È li che incontrerà un altro tipo di animale: un vitello che, al suo contrario, non ha mai visto ciò che vi si trova al di là della factory. 

Tim Bruno non si perde in minuziosi dettagli eppure il suo stile lascia il lettore ad evocare alla mente ogni immagine, cercando nelle parole quel senso di libertà e quella voglia di comprensione del topolino. Sorprende come un essere così piccolo e in apparenza così fragile, possa essere in realtà l'eroe di una storia che per adulti non aveva già quel lieto fine. 

Factory è particolare e delicato, una lettura leggera ma allo stesso tempo piena. Il lettore ha la possibilità di leggere questa storia in pochissime ore, eppure arrivati alla parola fine sentirà calore nell'animo e la forza che la storia ha lasciato. 

Gli animali così opposti creano un connubio perfetto. Tim Bruno sembra ricreare nelle movenze e nei dettagli di ogni personaggio quasi un richiamo umano, un sentore di quella purezza dimenticata nel tempo. 

Fa tenerezza la visione del vitello che chiuso nella factory non ha mai visto il mondo fuori e fa simpatia quel topolino che all'inizio pensa di sognare. 

Evocativo e pieno, Tim Bruno parla al cuore.


1 commento on "Factory, Tim Bruno - Recensione - "

Se hai letto l'articolo lascia pure un messaggio, un'impronta del tuo passaggio. Dedicami qualche minuto così da raccontarmi le tue opinioni; mi fa piacere confrontarmi e leggere i commenti di nuovi lettori. Gli estranei sono amici che non abbiamo ancora incontrato... Grazie per essere passato e Il Mondo Di Sopra esplorato.